L’aperitivo
«Ciao Marco, andiamo a fare un aperitivo?»
«Ciao.. mi sembra un po’ tardi»
Do un’occhiata furtiva all’orologio e penso che fra un quarto
d’ora, come gli anziani, cenerò con il mio solito petto di pollo e insalata,
oppure variante purè di patate.
«Ma dai, facciamo un apericena se preferisci, c’è anche Robi!»
Chi è Robi? Mai sentito
prima.
Apericena? Ignoro questo termine.
«Va bene, andiamo al “Molto Centralissimo Eat” è qui davanti.
Già irritato come un formichiere vengo costretto ad accomodarmi
intorno ad uno dei tavolini esterni, tanto c’è il “fungo”.
Il “fungo” è una malefica pseudo stufa a gas, con elevate
probabilità di combustione spontanea ed esplosione, che spesso completa
l’arredamento delle zone “polari” di bar, pub e localucci vari.
Se ti trovi alla giusta distanza vieni discretamente riscaldato,
se sei troppo vicino te fa le lastre e
se sei troppo lontano parli con i pinguini.
Il mio amico Sandro e la moglie Laura sono di fronte a me, alla
mia destra c’è l’ignoto/a Robi (non riesco a capire, complice la penombra, se è
un uomo o una donna) e a sinistra, fortunatamente, Massimo, il mio compagno di
mille avventure.
Sto riflettendo proprio sulla possibilità di fargli un occhiolino
furtivo e cercare la fuga con una solida scusa, tipo che non voglio perdere la
puntata delle 20,30 de “I Simpson”, oppure che ho dimenticato a casa le pillole
per la prostata.
Purtroppo, come temevo, quando si tratta de magnà, Massimo perde ogni capacità di intendere e di volere,
quindi mi ritrovo solo.
«Marco, tu prendi uno Spritz o un Aperol Soda?»
Il buio nella mente.
L’ultima volta che “ho fatto
un aperitivo” penso sia stato per festeggiare la mia laurea, c’erano ancora
le lire.
«Aperol, grazie»
«Prendiamo anche le stuzzicherie» Sento proferire dalla mia
destra.
Fingendo di aver ricevuto un messaggio estraggo il cellulare e
digito la strana parola che ho appena ascoltato.
Arriva la signorina del bar a prendere le ordinazioni.
Massimo non le stacca gli occhi di dosso, Robi, che a questo punto
si palesa come essere maschile, si immobilizza con un sorriso da ebete a 75
denti e Sandro, nonostante la presenza della dolce metà, fissa ipnotizzato il
seno della bella barista.
Secondo me le bariste ed in genere tutto il front-staff di ogni
locale ludico aperto al pubblico sono esseri superiori, la cui evoluzione è
andata avanti, ha proseguito fino ad arrivare ad un nuovo genere da affiancare
al sapiens, e cioè il genere splendidus.
La ragazza in effetti è splendida: due cosce inguainate in
pantacollant super aderenti, un sedere che sta su sfidando ogni forza di
gravità, addome piatto, un seno che farebbe risuscitare i morti e viso da
modella.
Purtroppo è genetica, è scritto nel DNA di ogni maschietto che
quando si incontra una femmina di clamorosa beltà si diventa completamente
deficienti, inebetiti da scariche di feromoni che ci colpiscono come scosse
elettriche, mandando il nostro cervello in pappa.
E così è stato.
Sandro ha cominciato a fare complimenti su complimenti, sempre
senza mai staccare gli occhi dal seno, soltanto dopo aver ricevuto una scoppola
da Laura è tornato tra noi, arrossendo come un pomodoro maturo.
Massimo invece sfodera il classico dei classici:
«Io ti ho già visto, ma non mi ricordo dove, poteva essere al
Tartaruga?»
E qui il viso della nostra Elle Macpherson si rabbuia, Massimo non
capisce il perché, io mi avvicino e gli ricordo all’orecchio che il Tartaruga è
chiuso da tempo e che comunque non era più una discoteca ma un night.
Anche lui arrossisce come un pomodoro maturo.
E’ il turno di Robi, che distrugge completamente ciò che era
rimasto della decenza umana:
«Sei bellissima, sei fidanzata?»
Non resisto, mi alzo e annuncio con gioia di dover andare in
bagno.
Al mio ritorno il tavolino è apparecchiato con ogni ben di Dio:
Dei bicchieroni con roba arancione e giallastra fosforescente
spiccano davanti ad ogni astante ed al centro ci sono le mitiche ciotoline da
aperitivo, contenenti:
- patatine
fritte
- pistacchi
- patatine
al formaggio a pallina
- olive
sfuse con stecchini pre-infilati
- taralli
- mini
pizzette
- altre robe
non ben definite
Queste ciotoline dovrebbero essere costantemente monitorate ed
esaminate dai più prestigiosi laboratori di ricerca mondiali, infatti è da qui
che sicuramente proviene ogni nuova specie di patogeno che insidia la nostra
salute.
Le patatine, i pistacchi e compagnia
bella vengono infatti toccati, accarezzati, leccati, presi e rimessi in
sede da decine di mani al giorno.
Ci sono poi le manine dello staff del locale che danno una
sistematina a ciò che è rimasto e rimpinguano il tutto per i clienti
successivi.
Non dimentichiamo infine i nostri amici piccioni, che danno una
beccatina dove arrivano, lasciano qualche piuma e se va male pure qualche
bisognino dall’alto.
Considerato infine che nel 60% delle mani di Homo sapiens c’è una elevata carica batterica di colibatteri
fecali, Escherichia coli e Neisseria gonorrhoeae, ebbene, io non
sarei così tranquillo e beato a “farmi
gli aperitivi”.
«Marco, non mangi niente? Sei il solito esagerato, quello che non
strozza ingrassa!»
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