domenica 14 aprile 2019

L'aperitivo

L’aperitivo

«Ciao Marco, andiamo a fare un aperitivo?»

«Ciao.. mi sembra un po’ tardi»
Do un’occhiata furtiva all’orologio e penso che fra un quarto d’ora, come gli anziani, cenerò con il mio solito petto di pollo e insalata, oppure variante purè di patate.

«Ma dai, facciamo un apericena se preferisci, c’è anche Robi!»

Chi è Robi?  Mai sentito prima.
Apericena? Ignoro questo termine.

«Va bene, andiamo al “Molto Centralissimo Eat” è qui davanti.

Già irritato come un formichiere vengo costretto ad accomodarmi intorno ad uno dei tavolini esterni, tanto c’è il “fungo”.
Il “fungo” è una malefica pseudo stufa a gas, con elevate probabilità di combustione spontanea ed esplosione, che spesso completa l’arredamento delle zone “polari” di bar, pub e localucci vari.
Se ti trovi alla giusta distanza vieni discretamente riscaldato, se sei troppo vicino te fa le lastre e se sei troppo lontano parli con i pinguini.

Il mio amico Sandro e la moglie Laura sono di fronte a me, alla mia destra c’è l’ignoto/a Robi (non riesco a capire, complice la penombra, se è un uomo o una donna) e a sinistra, fortunatamente, Massimo, il mio compagno di mille avventure.


Sto riflettendo proprio sulla possibilità di fargli un occhiolino furtivo e cercare la fuga con una solida scusa, tipo che non voglio perdere la puntata delle 20,30 de “I Simpson”, oppure che ho dimenticato a casa le pillole per la prostata.
Purtroppo, come temevo, quando si tratta de magnà, Massimo perde ogni capacità di intendere e di volere, quindi mi ritrovo solo.

«Marco, tu prendi uno Spritz o un Aperol Soda?»

Il buio nella mente.

L’ultima volta che “ho fatto un aperitivo” penso sia stato per festeggiare la mia laurea, c’erano ancora le lire.

«Aperol, grazie»

«Prendiamo anche le stuzzicherie» Sento proferire dalla mia destra.

Fingendo di aver ricevuto un messaggio estraggo il cellulare e digito la strana parola che ho appena ascoltato.

Arriva la signorina del bar a prendere le ordinazioni.

Massimo non le stacca gli occhi di dosso, Robi, che a questo punto si palesa come essere maschile, si immobilizza con un sorriso da ebete a 75 denti e Sandro, nonostante la presenza della dolce metà, fissa ipnotizzato il seno della bella barista.

Secondo me le bariste ed in genere tutto il front-staff di ogni locale ludico aperto al pubblico sono esseri superiori, la cui evoluzione è andata avanti, ha proseguito fino ad arrivare ad un nuovo genere da affiancare al sapiens, e cioè il genere splendidus.
La ragazza in effetti è splendida: due cosce inguainate in pantacollant super aderenti, un sedere che sta su sfidando ogni forza di gravità, addome piatto, un seno che farebbe risuscitare i morti e viso da modella.

Purtroppo è genetica, è scritto nel DNA di ogni maschietto che quando si incontra una femmina di clamorosa beltà si diventa completamente deficienti, inebetiti da scariche di feromoni che ci colpiscono come scosse elettriche, mandando il nostro cervello in pappa.

E così è stato.

Sandro ha cominciato a fare complimenti su complimenti, sempre senza mai staccare gli occhi dal seno, soltanto dopo aver ricevuto una scoppola da Laura è tornato tra noi, arrossendo come un pomodoro maturo.

Massimo invece sfodera il classico dei classici:
«Io ti ho già visto, ma non mi ricordo dove, poteva essere al Tartaruga?»

E qui il viso della nostra Elle Macpherson si rabbuia, Massimo non capisce il perché, io mi avvicino e gli ricordo all’orecchio che il Tartaruga è chiuso da tempo e che comunque non era più una discoteca ma un night.
Anche lui arrossisce come un pomodoro maturo.

E’ il turno di Robi, che distrugge completamente ciò che era rimasto della decenza umana:
«Sei bellissima, sei fidanzata?»

Non resisto, mi alzo e annuncio con gioia di dover andare in bagno.

Al mio ritorno il tavolino è apparecchiato con ogni ben di Dio:
Dei bicchieroni con roba arancione e giallastra fosforescente spiccano davanti ad ogni astante ed al centro ci sono le mitiche ciotoline da aperitivo, contenenti:

- patatine fritte
- pistacchi
- patatine al formaggio a pallina
- olive sfuse con stecchini pre-infilati
- taralli
- mini pizzette
- altre robe non ben definite

Queste ciotoline dovrebbero essere costantemente monitorate ed esaminate dai più prestigiosi laboratori di ricerca mondiali, infatti è da qui che sicuramente proviene ogni nuova specie di patogeno che insidia la nostra salute.

Le patatine, i pistacchi e compagnia bella vengono infatti toccati, accarezzati, leccati, presi e rimessi in sede da decine di mani al giorno.
Ci sono poi le manine dello staff del locale che danno una sistematina a ciò che è rimasto e rimpinguano il tutto per i clienti successivi.
Non dimentichiamo infine i nostri amici piccioni, che danno una beccatina dove arrivano, lasciano qualche piuma e se va male pure qualche bisognino dall’alto.

Considerato infine che nel 60% delle mani di Homo sapiens c’è una elevata carica batterica di colibatteri fecali, Escherichia coli e Neisseria gonorrhoeae, ebbene, io non sarei così tranquillo e beato a “farmi gli aperitivi”.

«Marco, non mangi niente? Sei il solito esagerato, quello che non strozza ingrassa!»

Aiuto.. voglio andare a vedere i Simpson.




sabato 13 aprile 2019

La palestra

«Vado in palestra»

Con queste gloriose parole, facendo finta di non avere 47 anni, saluto mio padre e mi accingo a raggiungere l’officina che forgerà il mio anziano corpo, per renderlo minimamente presentabile alla prova costume.

La palestra in questione è una portaerei: ingresso con welcome-desk e signorine pronte a salutare ogni tuo arrivo e dipartita, tornelli che si aprono e chiudono, purchè tu sia dotato del magico braccialetto magnetico, sale e controsale per tutti i tipi di attività fisica.

Mi gira la testa, ho perso l’orientamento.

Una porta rossa con la figura di un omone muscoloso in mutande mi suggerisce la presenza degli spogliatoi e così entro spavaldo ed aitante come pochi.

Era il bagno.

Ritento e stavolta mi accomodo per cambiarmi.
Gli spogliatoi di codesta palestruccia sono davvero enormi, al centro un gigantesco divano rosso similpelle e tutto intorno gli armadietti con lucchetto dove riporre gli indumenti ed effetti personali.

Il lucchetto c’era da portarlo da casa.

Lascerò tutto senza chiudere, a fiducia.

Sono le 16,00 circa e nello spogliatoio ci sono soltanto altri 4-5 ragazzi, che però mi guardano male, chissà perché.

Comincio a spogliarmi, piego in modo maniacale e compulsivo le mie cose, pantaloni, camicia, canottiera bianca, quella con le spalline strette che portano gli anziani e mutandoni, sempre bianchi, con apertura laterale (tanto non si vedono).
Prima di cambiarmi i calzetti estraggo dal borsone e metto in terra il mitico tappetino ripiegabile poggia piedi.
Non sia mai che io appoggi i miei arti inferiori nudi a terra, a contatto con chissà quali microbi e malefici patogeni.
In equilibrio precario e con strane contorsioni infilo i calzetti, colorati da crossfit acquistati a 14,00 euro da Seven Athletichs.
Ignoro il termine “crossfit” ma vedo che va tanto di moda e fa tanto scena.

I ragazzi si sono messi seduti e continuano a guardarmi male, scuotendo la testa e bisbigliando tra loro.

Io intanto continuo la vestizione.

Mutande nere da combattimento super sgambate, maglietta senza maniche nera della Reebok, che farà vedere bene i bicipiti gonfi e pantaloni corti verde scuro ad altezza coscia, per mettere in evidenza i quadricipiti ed i femorali.

Sono pronto, l’estetica c’è, in palestra ti devi vestire bene, altrimenti non sei nessuno.

Entro in sala pesi e mi dirigo furtivamente verso la cyclette, giusto per scaldarmi un po’ , non indossando gli occhiali non vedo una fava e premo in continuazione pulsanti su pulsanti senza far partire alcun programma di allenamento.
Dopo qualche minuto riesco nell’intento ed inizio a pedalare.

Nel frattempo mi guardo intorno, devo prendere le misure di questo nuovo luogo nel quale  sarò presente per tante ore a settimana, proporzionate al mio decadente stato di forma fisica.
Dovrò imparare a muovermi con disinvoltura, riconoscere al volo tutti gli attrezzi e la loro posizione e cominciare a dare anche un’occhiata ai frequentatori di questa moderna sala delle torture.

Le tipiche presenza da palestra sembrano esserci tutte:

1) Il TORO super muscoloso, che entra a braccia larghe a causa delle enormi dimensioni dei suoi dorsali, testa alta e sorrisetto sprezzante da “io sono il re, voi non esistete” .
Rigorosamente in infradito, si piazza in mezzo alla palestra per appoggiare i suoi due telefonini e si avvia alla cyclette con la rivista patinata in mano.
Quando apre bocca il tono di voce è alto, squillante, ma raggiunge volumi clamorosi quando risponde al cellulare (che squilla quelle 2-3 volte ad allenamento) discutendo di qualsiasi cosa a squarciagola.
Il toro super muscoloso è molto selettivo, si degna di rispondere, se interpellato, solo con un cenno del viso o una paroletta sbiascicata, niente di più.
Parla soltanto con le persone che contano: l’istruttore più grosso di lui, il titolare della palestra e qualsiasi organismo di sesso femminile, possibilmente in abiti aderenti, intimo a vista e forme ben strizzate.

Com’è il fisico di codesto individuo? Le ore trascorse in sala pesi hanno modellato la sua muscolatura striata? (per quella liscia girano contrastanti voci di spogliatoio)
Diciamo la verità, il toro fisicamente ha il suo perché: spalle robuste, bei bicipiti, dorsali potenti, soltanto gli addominali risultano un pò appannati (qualche aperitivo e birretta di troppo si fanno sentire).

Lati positivi: è una piacevole macchietta, che rallegra il pomeriggio.
Lati negativi: fa troppo il sostenuto. Io sono grosso, voi siete piccoli.


2) La BELLONA tutte curve, sempre seria ed accigliata, il suo personaggio non le permette di sorridere o mostrarsi umana è sempre in recita.
Quando entra in sala inizia la sfilata, si sofferma un attimo, tira su maliziosamente il top, si china in giusta direzione per sistemarsi le stringhe delle scarpe e parte spedita verso gli attrezzi.
Lei non segue circuiti e non allena fasce muscolari diverse a seconda della frequenza, lei esegue esclusivamente gli esercizi che fanno ingrifare come lupi mannari noi poveri maschietti.
Il suo fisico è praticamente perfetto, la presenza in sala non serve per un serio allenamento ma per visitare i suoi sudditi, essere acclamata ed adorata.
La Bellona dispone della seguente carrozzeria: cosce toniche, muscolose, coperte da pantacollant sportivi metà neri e metà trasparenti, glutei di marmo valorizzati dall’onnipresente perizoma, addome ultra piatto scoperto, con tanto di piercing sull’ombelico ed un seno clamoroso, praticamente ad altezza mento, stretto quanto basta da un top nero e rosso.
I suoi occhi ti ipnotizzano, i capelli corvini sembrano avvolgerti e le labbra sono rosse, grandi e carnose.
Si specchia in continuazione, si tocca i capelli ed estrae spesso il cellulare, da non si sa dove, per rispondere ai continui messaggini che la tempestanopiacevolmente.
Gli esercizi che esegue la bellona sono i seguenti:

 - squat verticale
 - leg curling
 - affondi con manubri e bilancere
 - master gluteus
 - adductor machine interno
 - pectoral machine

In genere, durante lo squat, lento quanto basta, gli ominidi dietro di lei cominciano a sudare, sventolarsi con la scheda e qualcuno accusa anche leggeri malori.
Il leg curling ha effetti simili ma è il pectoral machine a nutrire più vittime. Il seno, mal contenuto dal microtop sembra esplodere ad ogni serie. Uomini di mezza età potrebbero essere colti da arresto cardiaco.
L’adductor machine, un esercizio per l’interno coscia, abbatte gli ultimi esemplari maschi ancora in vita. Un aprire e chiudere le gambe che fa costruire a menti deboli chissà quale paradisiaca immagine, macchinario che viene sfruttato dalla bellona sapientemente, con lente provocanti movenze.

Lati positivi: vedere una splendida ragazza, fiera della sua bellezza.
Lati negativi: fa troppo la principessa. Ce l’ho solo io.


3) Il MANAGER rampante, che arriva in palestra appena uscito dal lavoro, in giacca e cravatta, clamorosamente estroverso e socievole.
In sala pesi si presenta con la canottiera nera e i pantaloncini corti bianchi, braccia e corpo tatuati come pochi ed attacca bottone con tutti,  discutendo di qualsiasi cosa.
Un bel fisico, aiutato dalla giovane età, ma sapientemente e costantemente forgiato.

Lati positivi: simpatico, allegro, sempre sorridente.
Lati negativi: un po’ troppo caciarone.


4) Il PEZZO GROSSO di mezza età con il personal trainer.
Entrambi rasati a zero, il primo con magliettina nera che mette troppo in risalto una bella pancetta, il secondo in perenne tuta e felpa con cappuccio.
Parlano tra di loro, non salutano nessuno, l’allenatore personale porge i manubri, i bilanceri e motiva il pezzo grosso a recuperare una forma perduta forse da troppo tempo.
Lanciano entrambi occhiate furtive alla bellona e ad altre femmine meritevoli di attenzioni, tutto il resto non desta il loro interesse.

Lati positivi: -
Lati negativi: serpentiformi


5) Gli ADOLESCENTI, giovani ragazzi e ragazze che ancora frequentano la scuola dell’obbligo o appena immersi nel magico mondo universitario.
Girano in sala con le loro schede spalancate, in perenne ricerca di qualche macchinario, E’ la prima volta che si avvicinano al “mondo della palestra”  e spesso svolgono gli esercizi in completa disarmonia, sfidando ogni legge della bio-meccanica.
I ragazzi approfittano per dare qualche occhiata predatoria, le ragazze muovono i primi passi nella nobile arte della seduzione.

Lati positivi: tutti
Lati negativi: nessuno


6) Le PERSONE che hanno superato da un bel pezzo gli “anta”: sprintosi, energetici, con i loro completi da palestra sempre impeccabili, asciugamano intorno al collo ed una buona parola per tutti.
Nascondono una tenacia ed una forza fisica invidiabile per la loro età.

Vi adoro e basta.


7) QUELLI che si fanno i cavoli loro: silenziosi, educati, aspettano in fila rigorosa per l’utilizzo dei macchinari, t-shirt e pantaloncini corti e vai di allenamento.
Quando si spogliano per farsi la doccia tirano fuori un fisico clamoroso.
  
Lati positivi: tutti
Lati negativi: nessuno


8) Gli ISTRUTTORI: ultimi ma non ultimi ci sono loro, gli dei in terra, spartani che vantano vittorie ai campionati ultraterreni di culturismo, esseri superiori, che ti guardano dall’alto verso il basso.
Sono dei manzi, degli armadi viventi i cui bicipiti hanno le dimensioni della tua coscia, il loro six pack può essere usato come grattugia formaggio ed i quadricipiti sono di una dimensione che tu consideri inumana.

Tutta invidia, ovvio.

L’Istruttore di palestra però presenta dei piccoli problemi.
La clamorosa esplosione fisica gli ha fatto perdere naturalezza, i suoi movimenti non sono proprio sciolti, velocità e scatto non fanno più parte del suo essere.


Lati positivi: Leonida
Lati negativi: mangia gallette in continuazione


Io intanto, dopo quindici minuti di cyclette, sono già sudato e puzzolente come una capra.
Nello scendere dalla bici approfitto di un gioco di specchi per guardare il sedere della ragazza che sta correndo sul tapis roulant al mio fianco ma vengo clamorosamente sgamato da una sua occhiataccia.

Rosso come un peperone mi sposto dalla parte opposta della sala, scelgo un macchinario a caso, spinte in basso alla carrucola per i tricipiti e comincio l’esercizio.

«E’ troppo pesante per, te, scarica i pesi» interviene Leonida a squarciagola.
Mezza palestra si gira, mi guarda e fa le debite considerazioni.

A testa bassa, facendo finta di rispondere al telefonino, intristito e scoraggiato come non mai, mi avvio direttamente agli spogliatoi.
Per oggi le figure demmerda possono bastare.

Mi spoglio mettendo prima a terra il solito tappetino, tiro fuori le ciabatte di plastica, il borotalco, il bagnoschiuma, il phon, la crema corpo, la crema viso, il deodorante, biancheria pulita, asciugamanino per il viso ed uno per i piedi e parti intime.
Ho apparecchiato.
Prendo infine l’accappatoio in microfibra, che occupa poco spazio nel borsone ed asciuga tantissimo. Ricordatelo.

Mi avvio alle docce.

Appendo l’accappatoio ed apro l’acqua, aspettando che venga calduccia.

Malauguratamente mi guardo intorno, ci sono altri ragazzi che si stanno lavando.

Lo sguardo scende istintivamente verso il polo sud.
Un misto di stupore ed incredulità.

Non può essere.

Da un veloce e triste confronto penso che il mio corpo si sia infreddolito.  E’ meglio concludere le abluzioni e rivestirsi.

Sono le 18,30, gli spogliatoi sono pieni, gli amici e i colleghi si ritrovano, pacche sulle spalle, chi si cambia, chi si spalma la crema, chi si asciuga i capelli.

E parte la più clamorosa libertà confabulatoria che ci possa essere.

Sappiate ragazze, mogli, fidanzate che all’interno di uno spogliatoio maschile accadono cose che voi umani non immaginate neppure, l’abbrutimento del maschio, la completa disinibizione, una evoluzione retrograda ai più bassi istinti animaleschi e primitivi.
Avvocati, assessori, manager, normali personcine distinte ed educate che si trasformano, approfittando della zona franca, per raccontare ad alta voce qualsiasi cosa.
Serate con le loro fidanzate, descrizioni minuziose sul dopo cena, sull’intimità, posizioni, durata e sigaretta post amorosa.
C’è chi si vanta della beltà del suo amore, «una pista tutta curve», del modo di vestire, della biancheria supersexy indossata.
Ed infine arriva l’uomo di Neanderthal, che parte con il racconto dell’escort, con tanto di nome (d’arte), libricino dove è stata contattata e commenti sulle sue capacità amorose.
Sarebbe interessante registrare una di queste conversazioni per poi farla ascoltare casualmente ad una povera moglie, il cui cuore trabocca di amore (vero) per questi elementi.

Nel frattempo termino l’asciugatura, strigliatura, sistemazione temporanea panni, oggetti da bagno e vestizione.

Quando sarò arrivato a casa dovrò mettere a lavare gli asciugamanini, la biancheria intima, sciacquare le ciabatte e metterle ad asciugare vicino al termosifone, pulire il tappetino richiudibile, controllare il livello di puzza di sudore dei vestiti da sala ed accappatoio e pulire il fondo del borsone, prima di appoggiarlo sulla sedia del bagno.

Monk non è nessuno in mio confronto lo so, abbiate pazienza.


Alla prossima.