giovedì 24 dicembre 2015

Visite natalizie..

Durante le cosiddette “feste natalizie” uno strano rituale, considerato gradito, viene puntualmente messo in scena da loschi figuri, il cui reale intento è quello di scombussolare il più possibile la flebile tranquillità familiare.
Si auto-proclamano amici e parenti, in realtà sono conoscenti e lontani consanguinei che incontri una volta l’anno.. ed un motivo ci sarà.
A malapena ricordi i loro nomi e perché hai a che fare con loro, ma durante le feste non mancano mai, te li ritrovi sempre lì, non possono proprio rinunciare alle VISITE di NATALE.

«Ciao Marco, come va? Dai che ti vengo a trovare»
“Dai” che ?? Vieni vieni, tanto o non ti apro o non mi ci trovi.

«Passo per Natale, ti porto un pensiero e vengo con la mia bimba»
Non mi ricordo nemmeno come ti chiami, hai una figlia? Mai saputo.

«Durante le feste facciamo una cena, tanto siamo solo noi, giochiamo a carte»
Ma siamo solo noi chi ?? Ci incrociamo una volta l’anno in Corso Cavour, tua moglie non l’ho mai vista, ero rimasto ad un figlio, ne hai sfornati altri tre e manco me lo hai detto.
Giochiamo a carteee ????? Vado a collegare il campanello con la 380v.

C’è poi il lontano parente che ti comunica la visita pre-natalizia insieme alla zia di secondo grado, a Vittorino che fuma come un turco e alla cugina Tiziana, che tu ricordi con lo stesso piacere della visita militare a Perugia a 18 anni.
Per non fare brutta figura ti tocca uscire all’ultimo momento, per comprare qualche panettone, pandoro o il mitico cesto natalizio con dentro lenticchie, fagioli, cioccolatini, paste e spumantello.

Ovviamente è una sciagura.

Gli acquisti dell’ultimo minuto sotto le feste, per di più forzati e non voluti, non si augurano.

Non appena esci vedi file di automobili ferme in qualunque via, un trionfo di clacson, frenate, parcheggi, sgommate.. e ti chiedi se sta arrivando la fine del mondo e tu magari non hai ancora acceso la TV e non ne sai nulla.
E’ semplicemente la frenesia natalizia, tutti corrono in qualsiasi posto per fare qualsiasi cosa: alle poste, nei negozi, al bar, in pasticceria, al supermercato.. pure al cimitero c’è la ressa.

Arrivi al parcheggio del supermercato e capisci subito che non troverai posto nemmeno a pagarlo oro, ti fermi lungo la via, così scomodo e lontano che quasi quasi facevi prima ad andare a piedi.
Entri e vedi TUTTA la città che sta comprando qualcosa : carrelli che straripano, gente che corre scapigliata dal banco pesce a quello gastronomia, risse per accaparrarsi i numerini della fila.
Ti avvicini per prenderne uno anche tu e ti accorgi sconsolato di avere 78 persone avanti.
Alla fine riesci a trovare soltanto due miseri panettoni a 1.99 euro ed un cesto natalizio con prodotti dalle scritte strane.. sulla cui provenienza hai qualche serio dubbio.
Non potendone più arrivi alle casse e pensi di far suonare l’allarme antincendio per velocizzare un po’, ma alla fine con una ventina di minuti di fila riesci ad uscire e a riveder le stelle.

Tornato a casa ti rendi conto di avere così tanta gente che arriverà di lì a poco che non sai se mettete subito a piagne o fuggire clamorosamente verso l’eremo di S.Leonardo.
Fra i ritardi, le mezzore spese nel “vuoto neuronale” e le solite domande sulla vita ed il lavoro cominceranno anche ad accavallarsi le visite e.. tu capirai cosa vuol dire cedere al lato oscuro della forza.

Quando il Sole è ormai tramontato da un pezzo ed è archiviata anche la cena istituzionale della vigilia con parenti, ti accorgi ed apprezzi una gran bella novità : IL SILENZIO.

Il cielo è sereno, la Luna piena troneggia nel firmamento, l’aria è limpida..

Un mezzo sorriso compare sul tuo viso, alla FINE mancano soltanto :

1)     le visite dell’ultimo minuto la mattina di Natale.
2)     le telefonate di auguri di altri ignoti che non possono venire di persona.
3)     il pranzo di Natale con parenti.
4)     lo scarto dei regali con bimbini strillanti che scorrazzano in ogni dove.
5)     le partite a tombola.
6)     le visite di ALTRI INFINITI conoscenti e/o parenti che mezzi mbriachi vengono a farti gli auguri nel tardo pomeriggio.
7)     la passeggiatina tutti insieme per digerire i kg di cibo selvaggiamente ingurgitati.
8)     la cena con i resti del pranzo, che sono tanti e non si possono mica buttare via.
9)     I SALUTI FINALI con baci, sorrisi e abbracci che più finti non si può.

Si, sono positivo ed ottimista, in effetti potrebbe andar peggio. J
BUON NATALE.




lunedì 6 luglio 2015

Tutti al mare !! (seconda parte)



E’ consigliata la lettura di “Tutti al mare” prima di continuare con “Tutti al mare - parte seconda”.

.. Ritorno mesto verso il rassicurante telo mare, dopo due pallonate in testa e un’altra doccia fredda non voluta.
Almeno mi sono rinfrescato ed ora un bel bagno di sole indisturbato non me lo toglie nessuno:  sistemo bene l’asciugamanone con 4 sassi ai lati per tenerlo disteso, tolgo ogni granellino di sabbia, levo le infradito e mi distendo felice.
Nello stesso istante due simpatici bimbi sfrecciano “sopra di me”  in una folle corsa verso il mare, dopo che la mamma ha dato loro il permesso del bagno, sollevando circa 20 kg di sabbia che mi impanano come una cotoletta alla milanese.

Invoco l’avvento di un branco affamato di squali megalodonti o l’improvvisa comparsa di una tartaruga azzannatrice ma le mie preghiere non vengono ascoltate.
I bimbi intanto, satolli ed energetici per il panino con il salame, le patatine fritte e il succo di frutta alla pera ingurgitati, approfittano per fare pipì in acqua, sotto gli occhi soddisfatti dei genitori.

Presa la definitiva decisione di non avvicinarmi più alla spiaggia mi alzo, leggermente innervosito, do una sgrullatina alla duna di sabbia sopra di me e mi dirigo alla doccia, rallegrandomi per questo servizio presente in una spiaggia libera.

L’ottimismo vola.. e infatti nella prima doccia non c’è la maniglia.

Mi giro verso la seconda e vedo un signore che si sta facendo lo shampoo, strofinandosi il corpo con spugna e bagnoschiuma.
Mi aspetto che da un momento all’altro tiri fuori anche le forbicine per tagliarsi le unghie, nel frattempo un ruscello di schiuma bianca comincia a straripare dalla doccia invadendo la sabbia circostante.
C’è una terza doccia che ora è vuota e mi avvicino ad essa con aria vittoriosa, giro la maniglia ed essendo sudato ed accaldato come una capra ho la sensazione di essere investito da una cascata di azoto liquido, a circa 275 gradi sottozero.
Mi ritraggo agilmente come una tartaruga nel suo guscio e metto fuori soltanto il piede con la ciabatta, “per abituarmi piano piano”, poi la gamba, fino ad arrivare ai punti cruciali, la pancia e la schiena.

Mentre mi esibisco in questi contorsionismi la coda dell’occhio vede dietro di me due signorine perizomate, che stanno aspettando a braccia conserte e fra una risatina e una battuta si avvicinano sempre più.
In un secondo mi gonfio come un piccione ripieno e mi getto tra i flutti gelidi, simulando scioltezza e tranquillità, anche se per poco non mi si tronca il respiro.
Togliere tutti i granelli di sabbia da dentro il costume si rivela più problematico ed imbarazzane del solito, considerando gli sguardi femminei a cui sono sottoposto.

Tutto bagnato mi accingo al ritorno all’asciugamanone camminando lentamente, tipo bradipo addormentato, per non insabbiarmi i piedi.
Facendo finta di niente faccio il solito percorso a zig zag, allungando di dieci volte la distanza da percorrere, per dare uno sguardo furtivo alle nuove bellezza che nel frattempo si sono accomodate in spiaggia.

Sono disteso da una decina di minuti, stranamente rilassato e sto per cadere fra le braccia di Morfeo quando sento una voce dietro di me, tipo megafono da stadio, che mi fa sobbalzare : COCCO ! COCCO BELLO !! COCCO BELLO !!!
Si avvicina il simpatico omino che vende i pezzi di cocco ed ogni tanto lo noto fermarsi ad “innaffiarli”, nel cesto di vimini in cui li custodisce, con un piccolo spruzzino di acqua (spero).
Passeranno altri suoi colleghi, con “di tutto e di più” : dai braccialetti alle collanine, dagli immancabili occhiali da sole ai pareo e teli da mare, dalle custodie per cellulari ai cappellini con ventilatore, dalle prolunghe per fare i selfie agli aquiloni a forma di Batman.

Intanto le lancette dell’orologio segnano le 14.00 e comincio a dare una seria motivazione alla discreta fame che mi sta venendo.
Farò uno spuntino veloce per poi integrare a casa.
La mia merendina, con un po’ di frutta lavata, acqua e succo di carota sono niente di fronte a fior di pranzi organizzati da veri professionisti “de lo magnà”.

Intorno a me è tutto un fiorire di contenitori per insalate, mini posate e bustine di condimenti, per non parlare dei panini imbottiti, tramezzini e pizze farcite.
Acqua fresca, Coca-cola, birre e pure vino escono fuori in un baleno da gigantesche borse termiche e c’è chi non manca di apparecchiare con tovaglia e bicchieri di plastica.

Dopo pranzo c’è “l’abbiocco totale”, la spiaggia diventa magicamente silenziosa, ogni rumore sembra lontano ed ovattato, gli occhi si chiudono ed il relax si impossessa dei bagnanti, anche le piccole pesti urlanti sembrano placarsi temporaneamente.

E’ proprio questa per me l’ora di andare, proprio quando mi stravaccherei volentieri senza fare niente fino al tramonto..
Mi vesto, infilo le ciabatte, sgrullo l’asciugamanone inondando di sabbia il vicino, che fortunatamente dorme e mi avvio verso il parcheggio.
Si sente quello strano odore di asfalto caldo, infuocato dal sole, che sembra squagliarsi sotto i piedi ed il gradevole venticello della spiaggia cessa di colpo, lasciandomi senza fiato.
Sembra di essere in una via di mezzo tra una sauna ed una palude stagnante e con questa bella sensazione mi avvicino alla macchina.
Non è più una automobile.. è diventata una trappola mortale, un insieme di lamiere arroventate e quando apro la portiera mi investe una folata di aria talmente calda che sembra arrivare direttamente dal deserto del Sahara.

Apro tutti gli sportelli e il bagagliaio e rimango ad aspettare un po’ sotto la misera ombra di un alberello, tanto per far circolare aria nella mia Peugeot.
In questo momento anche gli occhiali scuri mi fanno caldo e li appoggio sul tettino dell’auto.
Ora me la sogno la doccia fredda della spiaggia, qui anche le lucertole si riparano vicino a me, per approfittare dell’unica ombra nei paraggi.

Decido che è arrivata l’ora di andare così chiudo le portiere, mi infilo dentro e in un battibaleno sono già sulla via del ritorno.
I finestrini sono tutti giù, per fare un po’ di corrente, l’aria condizionata l’accenderò una volta entrato in superstrada.
Il sole contro non mi fa vedere proprio niente.. è troppo fastidioso.

Dove sono i miei occhiali scuri ??




venerdì 26 giugno 2015

Pillole di Phantablog: La minigonna

Ragazze con la minigonna che se la tirano giù in continuazione sperando che si allunghi magicamente di qualche centimetro:

1) la minigonna è della stessa lunghezza di quando l’avete provata a casa davanti allo specchio.
2) vi state chiedendo se si vedono le mutande.
3) state pensando che la prossima volta sarà meglio mettere i leggings sotto.





lunedì 22 giugno 2015

Pillole di Phantablog: BUGIE

«Ho bisogno di una pausa di riflessione» vuol dire:

1)  Addio, non stiamo più insieme..
2)  Da domani potrò divertirmi più liberamente con le mie 12 amanti..
3)  Finalmente si va ad Ibiza..
4)  Se mi va male la richiamo fra 3-4 mesi..
5)  Tutte le precedenti..




sabato 20 giugno 2015

Pillole di Phantablog: IL VESTITO

Una donna che ne osserva un’altra da capo a piedi per commentare il suo modo di vestire:

1) il body scanner dell’aeroporto è meno preciso..
2) i termini crudeltà e cattiveria acquistano un nuovo significato..
3) i raggi X ed UVB sono meno penetranti e fanno meno male..





giovedì 11 giugno 2015

Tutti al mare !!

In questi giorni di solleone il livello medio di melanina corporea delle persone che mi circondano è “preoccupantemente” salito.
La vicina di casa è già talmente abbronzata che io e lei vicini sembriamo le due metà del biscotto Ringo, il biscotto dei campioni, uno bianco e uno nero.
La capoccia del mio amico Sergio è talmente rossa da sembrare una piastra elettrica accesa da un’ora e le braccia del farmacista di fiducia sono già spellate tipo serpente in muta.

Crogiolarsi al sole è un richiamo troppo grande per non essere considerato, più che altro per mostrare i primi toni scuri della pelle a colleghi, amici e conoscenti, tornando al lavoro o passeggiando per il corso, con quel sorrisetto che sottintende parole come : “io sono già abbronzato, bello e tonico, mentre tu sei bianco cadaverico, poverino..”
Più il viso è rosso, più le braccia sono scottate tipo braciole sul barbecue e la schiena fiammeggiante e più c’è soddisfazione.

« La crema solare? »
« Lo so che fa male senza ma non la metto.. tanto io ho la pelle scura »

« Gli occhiali da sole? »
« Tanto chiudo gli occhi è la stessa cosa »

« A che ora vado? »
« Dalle 12 alle 14, così mi abbronzo di più »

« Il dopo-sole? »
« Tanto non fa niente, lo mettono solo le donne »

Dopo aver riflettuto sulle perle di saggezza che spesso ascolto in questo periodo decido di unirmi al gregge ed organizzare una bella mattinata di mare, al mio ritorno farò morire di invidia tutti i colleghi e gli amici, ancora bianchi come mozzarelle..

Il mio programma personale prevede la partenza alle ore 10.45, “tanto prima è inutile, il sole non attacca”,  l’arrivo alle 11.30 a Citanò, per stare poi stesi sotto la canicola, immobile come una lucertola, fino alle 15.00.

Dovrebbe andare tutto bene.

La mattina mi sveglio arzillo come non mai e preparo diligentemente lo zainetto per il mare:
1) asciugamanone gigante, quello blu con i delfini disegnati, così grande per non lasciare i piedi fuori quando mi stendo,
2) infradito da spiaggia, da cambiare con le scarpe normali quando esco dalla macchina.
3) cappello con visiera, per evitare le scottature in viso.
4) occhiali da sole, per non essere accecato dai mortali raggi solari.
5) crema protettiva solare fattore.. 50.
6) merendina di metà mattinata, frutta e bottiglia d’acqua.
7) spiccioli per comprare la pizzetta, qualche ninnolo dai vu cumprà e per il cocco bello.
8) ombrellone apertura 180 cm con manovella per il rapido fissaggio.
9) marsupio per riporre i beni preziosi nel caso mi allontanassi dalla postazione-mare per una breve passeggiata sulla battigia.
10) settimana enigmistica nuova di zecca, appena comprata in edicola.

Sento che ce la posso fare.

Furbo come una faina ho la fantastica idea di spalmarmi la crema già a casa, così all'arrivo sarò subito pronto per la cottura.
Mi infilo il costume, rigorosamente slip, di qualche anno fa (mi sta anche un po’ largo)  e davanti allo specchio ricopro tutta la mia pelle di cremina bianca, che in effetti è talmente densa da far fatica ad assorbirsi..
Pongo particolarmente cura al dorso delle mani, ai piedi, alle orecchie, al collo, al naso e.. mi accorgo che si sta facendo clamorosamente tardi, finirò in spiaggia.
Indosso la T-shirt preferita da finto-giovane, pantaloncini corti quanto basta e via come il vento verso il Sole.

Arrivo tranquillo con la mia macchinina rossa sul lungomare ma i parcheggi sono strapieni, manco fosse l’ultimo giorno di vita dell’intera umanità !!
Sudo come una capra ma alla fine riesco a trovare un posticino lontanissimo dove stazionare il mio carro a motore, così mi accingo a prendere tutto il necessario, mettere le infradito e scattare agile come un furetto verso le sabbie roventi.

Zainetto e ombrellone in mano mi piazzo in mezzo all'unico spazio vitale utilizzabile nel raggio di 200 m, un misto di sassi piccoli e sabbia riportata, con qualche legnetto di fiume come cornice.
Mi trovo fra una famiglia dotata di prole numerosa e rumorosa ed un gruppetto di signorine che, o non indossano il costume o quest’ ultimo è talmente piccolo da non vedersi ad una prima occhiata furtiva.

Ringalluzzito come non mai gonfio il mio possente fisico e mi sento un pò Leonida che combatte i persiani alle Termopili, quindi mi accingo a trapanare la sabbia con la punta dell’ombrellone.
Dopo 25 minuti riesco a far stare in piedi il malefico aggeggio e quindi inizio a spogliarmi.
Maglietta e pantaloncini appesi sull’ombrellone, zainetto come cuscino e asciugamanone steso direzione sole.

Tragedia:  a casa ho dimenticato di spalmarmi la crema sulla schiena.

Potrei gentilmente chiedere ad una delle vicine signorine perizomate di aiutarmi ma desisto, temendo l’arresto.
Anche i componenti della famigliola alla mia destra potrebbero insospettirsi se mi rivolgessi a loro e così faccio da solo, self-service.
Sembro un contorsionista, mi giro la mano da una parte, sposto la schiena da un’altra, mi alzo, mi abbasso, insomma faccio il possibile.

Sono le 12.30 e devo ancora iniziare l’esposizione ai tanto amati raggi UVA, pazienza, vuol dire che non mi muoverò più, non andrò nemmeno a toccare l’acqua con i piedi, starò steso come un geco a rosolarmi ben bene.
Anche se fermo non posso non dare un’occhiatina al mondo che mi circonda e così il mio sguardo cade su delle tipicità da spiaggia :
1) la famiglia con bambini, una delle quali proprio vicino a me, con babbo e mamma in genere affannati e stanchi dell’ardua impresa che stanno svolgendo, mentre i bimbi impazziscono di gioia gettando sassi e sabbia da tutte le parti.
2) la bella e misteriosa, che prende il sole di spalle, reggiseno slacciato per non lasciare la riga bianca sulla schiena e slip spostato per abbronzarsi pure il sedere.
In genere è intenta alla lettura o presa da lunghe conversazioni telefoniche ed ogni 10 minuti si passa lo spruzzino con il super tanning sul corpo.
3) il bagnante medio, che si posiziona in modo da guardare furtivamente tutte le bagnanti che a lui più aggradano e andando via fa un percorso kilometrico a zig zag per dare loro un’ultima occhiata da vicino.
 4) il gruppetto di amiche, giovinette quasi-donne che fanno prove generali di sensualità e fascino.
5) il super palestrato, che si gira e si rigira per assorbire ogni raggio di sole che lo possa rendere ancor più splendido.
6) le signore 40enni, con cappellone di vimini, in forma e giovanili, che sfogliano le riviste di gossip e buttano occhiatine qua e là.
7) la mitica signora anziana che prende il sole sullo sgabello in riva al mare, la pelle scura come il cuoio, un vero lupo di mare !!

Intanto il mio asciugamanone si è talmente impregnato di sudore da doverlo strizzare e così decido di sgarrare la regola dell’immobilità, mi alzo e mi bagno i piedi in acqua.
Proprio quando sto gustandomi questo refrigerio arriva il classico pirla che si butta a balenottera azzurra a 10 cm di distanza, sollevando un’onda di tsunami che mi colpisce, regalandomi la stessa sensazione di una immersione in una vasca di cubetti di ghiaccio.

Cercando invano una fiocina avvelenata per abbattere il cetaceo mi sposto alla mia destra anelando santa pace, ci sono soltanto tre ragazzi che passeggiano con l’acqua alle ginocchia.
« Perché quando arrivo io chi si trova in acqua decide di giocare a schizzarsi sbagliando sempre la mira? »  Rifletto tra me e me, di nuovo bagnato zuppo..

Mi allontano ancor di più, senza minimamente immaginare chi avrei incontrato, oserei dire dalla padella alla brace.  Trattasi dei mitici bagnanti che giocano a palla in acqua, tirando sto cavolo di pallone a 200 km orari in ogni direzione.
Ritorno mesto verso il rassicurante telo-mare, dopo due pallonate in testa e un’altra doccia fredda non voluta..

Almeno mi sono rinfrescato.. ed ora un bel bagno di sole indisturbato non me lo toglie nessuno:  sistemo bene l’asciugamanone con 4 sassi ai lati per tenerlo disteso, tolgo ogni granellino di sabbia, levo le infradito e mi distendo felice.
Nello stesso istante due simpatici bimbi sfrecciano “sopra di me”  in una folle corsa verso il mare, dopo che la mamma ha dato loro il permesso del bagno, sollevando circa 20 kg di sabbia che mi impanano come una cotoletta alla milanese.

( Sento che stamattina qualcosa non sta andando per il verso giusto.. to be continued )





domenica 26 aprile 2015

Se magna gratis..

Sto passeggiando felicemente nel centro storico della mia città, approfittando della temperatura mite e del sole splendente, quando da lontano intravedo un mucchio di persone accalcate in una viuzza solitamente deserta.
Sono così tante da farmi escludere subito che siano accorse in aiuto di qualcuno, tipo una caduta, un investimento, un poveruomo che si è sentito male..

Considerata poi la calca e il nervosismo generale, che già si percepiscono da lontano, penso ad un imminente lancio di banconote da 500 euro o ad una sfilata di modelle in costume.
Mi avvicino agile e scattante come un tricheco e già mi sovviene una ideuzza, questi signori sono qui per un motivo importantissimo, realmente imperdibile, soprattutto per le nostre italiche abitudini di vita.

La strada è davvero stretta, praticamente un vicoletto del centro storico dove passano anche le automobili e quindi tutto il branco in attesa si deve aprire, spostare, allungare e poi ricomporsi ogni qualvolta passi una bella macchinina.. ma ne vale davvero la pena.
Le persone sono strette, spinte qua e là, ognuno tenta di conquistare la posizione e gli sguardi si fanno sempre più seri e preoccupati.

Mancano pochi secondi alle 16.30.. c’è elettricità nell’aria, uno scalpitio di piedi degno di un branco di bufali pronti al galoppo, i più deboli soccomberanno, i più forti arriveranno alla meta..
Un ragazzo alza la fotocamera su queste teste in fervida attesa e scatta la sua foto ricordo proprio nel momento dell’apertura, due porte in vetro si spalancano ed il gregge entra veloce come il vento:  SE MAGNA GRATIS !!!!!

Proprio così, sto parlando dell’inaugurazione di un nuovo locale, “Il forno di Matteo”, ma poteva trattarsi di un pub, di un’edicola, di una camiceria o di un negozio di giocattoli, l’importante è che ci sia il buffet DO SE MAGNA GRATIS !!

Guardo il titolare sorridente stringere mani e ricevere pacche sulle spalle, come se fosse il più caro amico di ogni persona che si presenta a lui con il piatto vuoto, un bicchiere da riempire, una pizzetta da addentare..
Spero proprio che stia al gioco e si renda perfettamente conto che il 99% di queste educate personcine non entrerà più nel suo locale e non lo guarderà nemmeno in faccia scontrandosi con lui per la strada.

Io intanto mi avvicino alla vetrata, senza entrare, anche perché sarebbe impossibile farlo senza essere trascinati chissà dove da questo fiume in piena.
Ci sono ragazzi che arraffano in ogni direzione, vecchietti ringalluzziti che trincano dal boccione del vino rosso, colletti bianchi che perdono ogni inibizione e si rimpinzano di bignè e coca-cola.
Il tutto senza nemmeno guardare in viso chi li sta servendo, senza un grazie e soprattutto senza vergogna di ripassare settantacinque volte al cabaret delle pizze farcite.
L’importante è prendere il più possibile, soprattutto fregandosene altamente se altri rimangono senza nemmeno aver provato uno stuzzichino.

« Visto che ci sono io ci faccio cena »  sento ripetere in continuazione.

« Mi può riempire il piatto? »  sento chiedere ad una sgomenta signorina dello staff, da parte di un signorotto incravattato, che prende il maltolto e se ne esce immediatamente, per poi salire nell’auto parcheggiata più avanti.
Il bello è che quando finiscono le prime tornate di cibo e ormai sopra i tremanti tavolini rimangono soltanto le briciole, i famelici clienti cominciano a guardare male il titolare, si aggirano nervosamente all’interno del locale per poi uscire, in attesa di altre pietanze calde..
Nessun complimento, nessun “in bocca al lupo”, l’importante è magnare gratis fino a stronfiasse.

« Stanno per uscire ancora le pizze » annuncia il povero Matteo rifiutandosi di credere nella regressione dell’ Homo sapiens.

L’orda barbarica entra di nuovo in negozio, sgomitando e scalciando per raggiungere la meta, senza disdegnare spinte e sgambetti.
In 58 secondi netti vengono fatte fuori tutte le pizze appena uscite e vedi camicie sporche di sugo, schizzi di birra in ogni dove, molliche, bicchieri di carta e tovaglioli che volano da tutte le parti e soprattutto persone che escono soddisfatte, serafiche e sorridenti come non mai, liete di poter narrare in futuro ai loro nipotini “io c’ero”..

Sono le 19,30, dopo ben tre ore di magnata le fameliche bocche sembrano essersi saziate, i riflessi sono più lenti, gli occhi si fanno lucidi e molti si disperdono per le vie limitrofe.
Il Sole cala all’orizzonte e la giornata volge al desio quando un ultimo combattente, dal passo incerto per il vinello trincato e con la panza piena di qualsiasi cosa, si avvicina furtivamente a Matteo sussurrando :

« Ho magnato proprio bene.. ma che se vende su sto negozio? »





martedì 3 marzo 2015

L' 8 per la mimosa



Soltanto un evento può essere più pericoloso della frenesia di un branco di squali affamati intorno ad una preda sanguinante :  la frenesia dell’8 marzo.
Già una settimana prima i fiorai aprono i battenti raggianti, esponendo a destra e manca cartelli inneggianti a buffi fiori, tondi e gialli, simili a rametti di corallo, per fattezza, dimensione e prezzo.

Queste povere piante di mimosa, che durante il resto dell’anno vivono anonime e nella totale indifferenza umana, a marzo vengono depredate del loro oro con tagli e potature degne di “Edward mani di forbice”.
Ed ecco allora, in ogni negozio di fiori che si rispetti, decine di mazzetti, composizioni, vasi e cestini, alla mercè del “cliente maschio predatore”.

L’essere umano medio però non riesce ad apprezzare questo tempismo, acquistare un bel mazzo di rose e mimose per la sua lei qualche giorno prima dell’8 marzo sarebbe troppo semplice..
Il 6 e 7 marzo nei fiorai ci sarebbe troppo varietà, l’ambiente sarebbe troppo tranquillo, senza fila e ressa alle casse, tutte le mimose sarebbero fresche, belle da vedere e le composizioni perfette, tutto troppo facile per approfittarne..
Si rimanda tutto all’8 mattina, magari usciti dalla celebrazione della Messa, quando branchi di bufali si ricordano dell’evento in corso e si riversano in massa verso qualsiasi insegna di colore vagamente giallo.

I micro mazzetti (imbarazzanti) da 2 euro sono i primi a finire e lo stesso per tutto ciò che ha un rapporto qualità-prezzo medio basso.
Ben presto rimangono i binomi rose-mimose, orchidee-mimose, piante grasse-mimose, con prezzi talmente elevati da far pensare all’ignaro cliente ad una imminente estinzione della povera pianta gialla..
L’essere umano medio a questo punto tenta di raccogliere qualche pallina di mimosa caduta sul pavimento, volendo comporre un mazzetto dell’ultimo minuto ma, rendendosi conto del fallimento, si appresta al bancone deciso di rimettersi alla clemenza della corte.

Dopo una mezz’oretta di attesa arriva il suo turno.
L’ impiegata nel negozio, discretamente irritata, guarda il poverino come se fosse un microbo puzzolente e, dopo la sua scontata richiesta, si avvia dietro al magazzino, per tornare con 4-6 rami, tutte foglie e con qualche pallina gialla appesa, mezza rinsecchita dai giorni trascorsi ad aspettare.
Avvolge il tutto con la carta trasparente, aggiunge un fiocchetto e il regalo per la dolce metà è pronto:  38 euro.

Barcollante per la botta subita, estrai il portafoglio pensando che a quella cifra avresti potuto comprare una pianta intera e sistemarla in giardino, assicurandoti fiori eterni, ma fai finta di nulla e lasci anche il resto.
Uscendo dal negozio incroci lo sguardo di altri mariti e fidanzati, che devono ancora “portare a termine la loro missione” e ti senti comunque sollevato.

Sei davanti all’ingresso di casa quando il tuo simpatico vicino esce dall’auto con una cesta gigante di mimose, fresche, splendenti e soprattutto TANTE.
Covando una discreta invidia azzardi una domanda :
« Ciao Renzo, dove hai preso tutte queste mimose così belle? »
« Ma come? C’è una pianta enorme proprio qui dietro, era un peccato lasciarle lì.. »


PS : Vi state forse chiedendo come si comporta il sottoscritto l’8 marzo?
In rima vi rispondo ed una poesia io vi propongo,
se il dialetto capirete, una risata vi farete:


Anche se piove e tira vento
all’8 marzo devi stà attento,
se poi di domenica va a capitare
ancor di più è da ricordare.

Fidanzato, marito o come te và
na cesta de mimose tu devi comprà,
se poi ci metti qualche rosa che dura
ci fai proprio una bella figura.

In fila dal fioraio ce stai le mezz’ore
e intanto rifletti sul mazzo migliore,
quando tocca a te, sè finito tutto
se adesso ti guardo sei un uomo distrutto.

Esci a testa bassa come i bambini
ma poi tu pensi ai cioccolatini,
gialli, a cuore, incartati per bene
forse sò finite tutte le pene.

Vai da Talmone e da Romcaffè
non trovi più niente che fa per te,
i rametti finti poi prendi di mira
ma se torni con quelli LEI te li tira.

Sei un uomo forte, un uomo di mondo
DEVI tornare con il fiore tondo,
cominci a pensare ad un giardinetto
che vuoi che sia se tagli un rametto.

Arrivi a casa trionfante
con un mazzo gigante,
mi sa che hai esagerato
LEI non ha proprio abboccato.

“ Che profumo, che bel mazzo
poco fa ero in terrazzo,
il solito omino che frega le rose
stavolta tagliava pure le mimose.. ”



mercoledì 18 febbraio 2015

L’arte moderna?



« Che cos’è l’ARTE MODERNA? » mi domando varcando la soglia del Museo.
« E’ un’arte che si discosta dalla classicità, che propone sfumature diverse, interpretazioni soggettive delle sensazioni provate, esperimenti emozionali con strumenti alternativi.. »

Un minuto di silenzio.
Non mi sono capito.

Quando entro in questi luoghi, che raccolgono i talenti espressivi di grandi pittori, scultori, inventori e poeti, mi sento sempre un estraneo, un “imbucato” ad una festa di cui non merito l’invito e mi muovo in silenzio, quasi in punta di piedi per non disturbare..

Attraverso le prime sale e come al solito vengo investito dalla onnipresente mandria di alunni, che stanno visitando il Museo con i loro professori.
E’ un trionfo di telefonini, WhatsApp e Facebook, mentre il povero insegnante di italiano tenta di erudire i giovinotti spiegando il dipinto principale della sala.

Nel frattempo, continuando a camminare, noto che i divanetti e le poltroncine per il pubblico sono strapiene, riempite da onorevoli terga di tutte le fattezze.
Vedo volti stanchi, svuotati, nemmeno avessero appena terminato la maratona del Sahara, facce ipnotizzate che guardano il vuoto con gli occhi fissi.
In effetti è fisiologico perdere la concentrazione, diciamo così, dopo decine e decine di quadri, altrettante sculture e.. nemmeno una sigaretta o una merendina o una chattata con il fidanzato.

Oltre alle amate scolaresche al Museo ho spesso il piacere di incontrare la classica famigliola con i bimbini, i quali scorrazzano da una sala all’altra tipo luna park, con grande piacere dei serissimi custodi.
I genitori, con in mano la guida delle opere, tentano in ogni modo di richiamare l’attenzione della loro progenie, sperando che qualcosa li attiri e li faccia stare buoni.

Non manca mai il super espertone, il Vittorio Sgarbi della situazione, ciuffo compreso, che si ferma ammaliato davanti ad ogni quadro decantandone la bellezza.
Finge onniscienza artistica ed è chiaro il tentativo di conquistare la bella signorina accanto, vestito aderente, tacco 1000, tutta sorrisi e battito di ciglia.

Non raramente, ad onor del vero, incontro anche il semplice visitatore, un comune mortale che si ferma davanti alla sua opera preferita e la osserva in silenzio, per poi allontanarsi discretamente, con una lacrima che gli bagna la guancia.

Il gruppo vacanze poi, con la guida al seguito è un must per ogni Museo che si rispetti, macchine fotografiche al collo, mappe, cappellini e zainetti tattici li contraddistinguono dagli altri visitatori.
La guida li dispone in cerchio ed inizia la spiegazione al centro della sala.
Se ti avvicini troppo cominciano a guardarti male, diventi un usurpatore, uno scroccone che vuole ascoltare le preziose informazioni senza aver versato l’obolo richiesto. Guai.

Ho percorso tutte le sale della pittura e della scultura e sto per arrivare all’ultima sezione, quella inaugurata da poco, con una simpatica conferma.. le frasi più frequenti che si ascoltano al Museo :

1) « Mi scusi, dov’è il bagno? »

2) « A che ora è il pranzo? »

3) « E’ lontano il ristorante? »


Mi dirigo verso l’ultimo padiglione che, come prima accennato, ospita la nuova esposizione di ARTE MODERNA.
Chissà perché proprio ora mi vengono in mente nomi come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Van Gogh, Giotto, Picasso.. forse è un segno premonitore.
Entro nella prima sala : pareti bianche e faretti a palla, il bagliore è clamoroso, guardando fisso il Sole di ferragosto avrei meno disagio.
Dopo qualche secondo di assestamento cromatico faccio altri due passi e, sorvegliata da 2 zelantissimi custodi, vedo :

una SEDIA.

Stavo per mettermi seduto per darmi un’orientata in quella folle stanza quando mi accorgo che l’opera da ammirare è proprio quella..  pezzi di legno collegati tra loro, che si sostengono l’un l’altro, pronti ad unire le sofferenze di chi a loro si affida, espressione del lavoro di un artista che spera nell’equilibrio del futuro, nel sostegno e nella solidità del nostro mondo”.

Un minuto di silenzio.

Ripeto.. una SEDIA.

Infastidito come un formichiere con il naso attappato avanzo nel secondo spazio espositivo e vedo in terra un mare di PALLINE COLORATE che galleggiano in una grande vasca di plastica, con un filo di acqua dentro.

« Hanno fatto bene ad inserire anche una ludoteca per far giocare i bimbi mentre i genitori sono occupati » penso tra me e me.
L’errore non può essere più grande, infatti mi trovo nella seconda stanza dedicata all’arte moderna contemporanea del XXI secolo : “la perfezione e la completezza delle sfere sono come le nostre vite, devono galleggiare vincitrici sul mare dell’esistenza, ognuna diversamente, con il proprio colore, ma con il fine ultimo della completa realizzazione”.

Che dire..

( nemmeno con la peperonata di nonna ed un buon lambrusco avrei potuto scrivere di meglio )

Lo so, direte voi, nell’ARTE MODERNA non si guarda il mero risultato, soltanto ciò che si ha davanti, si devono comprendere le emozioni e le sensazioni che hanno portato alla realizzazione dell’opera..
Ritemprato da questa considerazione avanzo fiero come il prode Achille, sicuro della mia immortalità.. quando vengo clamorosamente colpito al tallone da una freccia avvelenata.

Trattasi della STANZA EMOZIONALE :  quattro pareti completamente tappezzate da fotografie in bianco e nero, il pavimento occupato da un LABIRINTO fatto di MATITE e come sottofondo una musichetta a mezzo volume, un rumore indefinito, una via di mezzo tra una radio che non prende e i gargarismi dopo pranzo.

Sono colpito a morte, nulla ormai potrà salvarmi, barcollando riesco a stento a varcare l’ultima soglia, quella della sala PITTORICO-ARTISTICA.
Un trionfo di quadri e dipinti, dove i disegnini di mia nipote di cinque anni avrebbero primeggiato per qualità, fantasia, colore ed originalità.
-C’è la classica tela bianca, con due tagli al centro ed una sontuosa cornice, che dona importanza e rilievo al tutto;
 -C’è il quadro fatto da mille schizzi di colore, spruzzati qua e là, come un arcobaleno impazzito che ha momentaneamente perso il suo ordine;
-C’è la cornice VUOTA, “il mio preferito”, perché all’interno ognuno di noi può vederci il mondo intero, ciò che amiamo e che vorremmo apparisse più di ogni altra cosa, un’opera d’arte costruita da noi stessi..

Se lo sapevo me la costruivo con comodo a casa mia.
Ad maiora.




lunedì 19 gennaio 2015

Dal dottore..



«Vado dal dottore »

Queste in genere sono le parole che danno inizio a meravigliose mattinate di attesa dal “medico di famiglia”.
Quando entri nello studio medico, nonostante tu stia recitando tutti i possibili riti scaramantici del mondo, ti prende sempre un colpo, perché hai davanti a te le solite 10-12 persone, stipate le une vicine alle altre, sedute sulle classiche sedie da sala d’attesa.
Sia che tu arrivi presto o a metà mattina o quando scommetti sugli ultimi minuti di apertura trovi sempre un sacco di fila e ti chiedi se mai potrà accadere il miracolo di non avere nessuno davanti (o quasi).

Ti metti l’anima in pace a ti accomodi nella saletta dell’ambulatorio, magari sulla sedia libera più vicina all’entrata del dottore, non si sa mai, meglio essere pronti ad ogni evenienza..
Dopo una decina di minuti di “assestamento” prendi la classica rivista di gossip da sala d’attesa, sempre quella, vecchia di 3-4 mesi, ma almeno passi un po’ di tempo sfogliando e guardando le foto di “vips” in costume alle Maldive.
Ci si stufa subito, impressionati da tutte quelle persone che ci sono prima di noi ed osservando la babele di lingue, colori e modi di fare che ci circonda, riflettiamo tristemente sul tempo totale di attesa..

Cominciamo allora a passare tutti sotto il nostro occhio critico, guardando il loro taglio di capelli, il trucco strano, il modo di vestire, la parlata dialettale, come accavallano le gambe, la borsa griffata e pure gli occhiali troppo colorati :

- C’è sempre la vecchietta “malata immaginaria”, che decanta gli acciacchi, racconta la sua vita e quante ne ha passate, sempre pronta a farsi misurare la pressione e fare tutti i controlli del mondo. (tempo di permanenza ELEVATO)
- C’è il ragazzotto in tuta e scarpe sportive, taciturno, con la radiografia in mano, in apparenza di sana e robusta costituzione.. ma con qualche sorpresa in serbo. (tempo di permanenza MEDIO)
- C’è la super bellona, formosa, seduta con la gonna corta e le gambe maliziosamente accavallate, vedendola tutti giurerebbero sul suo stato di salute.. terreno fertile per le malelingue. (tempo di permanenza A SORPRESA)
- C’è la coppietta di mezza età, molto temibile, due al prezzo di uno, quando entrano pensano di aver conquistato il fortino e difficilmente escono prima di una quarantina di minuti. (tempo di permanenza ELEVATO)
- C’è l’elemento a sorpresa, un vero e proprio jolly, indecifrabile, che entra con due foglietti sulle mani ed esce dopo nemmeno 5 minuti.. da applausi (tempo di permanenza BREVISSIMO)
- C’è poi il traditore, che assicura di avere soltanto una ricetta da firmare ed ottiene di passare avanti a tutti.. per poi rimanere dentro mezz’ora. (tempo di permanenza ELEVATO)

Ma il più temuto è LUI, il NEMICO numero uno, che si riconosce dalla ampia borsa in simil-pelle che tiene in mano e dagli abiti eleganti: l’INFORMATORE SCIENTIFICO.
Il suo modo di fare è baldanzoso, entra nella sala di attesa sicuro di sé, sprezzante del pericolo e mostrando subito un carattere estroverso quanto basta.
Chiacchiera amabilmente con le stesse persone che di lì a poco pugnalerà a morte utilizzando l’odiata “regola dell’ informatore che passa ogni due pazienti”.
Per evitare ogni protesta, a tempo debito appoggia la borsa per terra, davanti alla porta di ingresso del dottore, per marcare il territorio.
Se qualcuno comincia a mugugnare sorride pacioccone ricordando la suddetta regola e l’importanza del suo ruolo nella presentazione di nuovi farmaci. (tempo di permanenza IMPREVEDIBILE)

Un tempo poi non c’erano nemmeno i numeretti da staccare per stabilire l’ordine tra i pazienti in attesa (tipo reparto gastronomia del supermercato) .. allora si che era GUERRA.
C’era sempre il tipo champagnoso che diceva: « Chi è l’ultimo? » e si metteva a ricostruire l’ordine di entrata di tutti.
Ognuno di noi ha combattuto epiche battaglie per far valere il suo ordine di arrivo, evitare i tagliafile, i “finti-tonti”, gli smemorati e i maleducati ma ora è tutta un’altra cosa, la pace è tornata con l’avvento di questi utili fogliettini.
Se ci fosse il tabellone luminoso e la voce elettronica che dice dove siamo arrivati sarebbe il massimo, piano piano ci si arriverà..

Quando finalmente tocca a te, dopo due ore e mezzo di attesa, varchi quella porta ed entri dal medico soddisfatto e felice come se avessi appena vinto la Maratona di New York.
Ti siedi sorridente e stai per aprir bocca quando.. squilla quel cavolo di telefono che tiene il dottore occupato in chiacchiere per altri 10 minuti.
Ormai è fatta, niente e nessuno potrà rallentare la tua corsa per la vittoria, l’obiettivo è raggiunto e prepari il braccetto per l’iniezione del vaccino anti-influenzale.

« Purtroppo stamattina mi sono finito i vaccini, ritorni domani » …




venerdì 9 gennaio 2015

Si SALDI chi può..



Durante i primi giorni dell’anno, dopo le festività natalizie e relativa frenesia regalatoria, arriva il tanto amato periodo dei SALDI.
Il massimo sarebbe averli prima di Natale, contribuendo così ad una maggiore soddisfazione per chi dona e anche per chi riceve.
Prima di Natale però la caccia al regalo è assicurata ed è meglio far sfogare gli astanti a prezzo pieno, per poi riproporre un “bis” con sconti reali fino al 70%.

“Saldi”, “Sconti”, Sales”, “Super offerta”: è proprio di queste scritte che tutte le vetrine si riempiono nel mese di gennaio, attirando con percentuali da favola numerosi e speranzosi clienti.
In odore di SALDI intere categorie di persone per bene si trasformano in barbari sanguinari, anni di pacatezza e serenità vanno in fumo per la frenetica ricerca di una giacchetta, idilliaci e consolidati rapporti vengono pericolosamente minati dalla folle corsa al risparmio.

Quest’ anno l’essere umano medio, per evitare ogni coinvolgimento in epiche giornate di shopping con la compagna, già dal 1° gennaio si rende irreperibile, rifugiandosi nell’eremo del Lago di Pilato a meditare e pregare.
Il 3 di gennaio, primo giorno di SALDI, quando stava già facendo amicizia con le lucertole di montagna e con le bacche di Goji come pranzo, sente la voce del suo amore da dietro la montagna sacra:

«Caro mi accompagni in qualche negozio? Sono iniziati i saldi»

Memore del passato e delle visite al centro commerciale l’essere umano medio cade in depressione, mestamente abbassa la testa, si toglie sandali e cilicio e ritorna tristemente all’ovile.

«Entriamo qui, ci sono gli sconti al 70%»

Fai notare gentilmente al tuo tesoro che la scritta dice “Sconti FINO al 70%” e che questo vuol probabilmente dire che su 2000 articoli del negozio una sciarpetta di tre anni prima da 5 euro sarà effettivamente al 70%, ma la tua considerazione ha lo stesso effetto di un pizzicotto sul sedere ad un elefante.

Una volta entrati noti con piacere che dalla neve e dal gelo di fuori si passa ad una temperatura di circa 40C° e che di ossigeno in quelle stanze non se ne parla più ormai da tempo..
Dopo 5 minuti, sudato come una capretta, cerchi di farti spazio in quell’ arena di gladiatori e cerchi la tua compagna, che immediatamente si è infilata in ogni dove alla ricerca della super occasione.
Ti guardi intorno e noti il “disordine catastrofico” caratteristico del periodo dei SALDI.
Viene tirato fuori di tutto dalle mandrie di bisonti che entrano in questi locali: camicette, calze, maglie e pantaloni vengono esaminati e provati freneticamente SENZA rimettere nulla al proprio posto, formando montagne di abiti vicino ai camerini, sui tavolini ed anche per terra, con grande piacere dell’attonito personale del negozio.
Se poi sono in vendita le calzature parte l’avventura per ritrovare la “scarpa perduta”: tante scatole sono aperte e dentro ce ne trovi soltanto una, oppure modelli e taglie differenti nella stessa confezione.

Mentre riflette su tutto ciò l’essere umano medio ritrova la sua dolce metà, che lo chiama dalla tenda chiusa del camerino:

«Mi prendi la taglia 44 dei pantaloni di seta neri a costine che stanno laggiù?»

Già sulle parole “seta neri a costine” ha uno sbandamento, tradurre un papiro in aramaico sarebbe più chiaro per lui, ma “laggiù” non riesce proprio a definirlo in quella bolgia infernale e sente di non farcela.
Miracolosamente riesce a trovare ciò che è stato chiesto ed orgoglioso si avvicina al camerino.. accorgendosi della mega fila che nel frattempo si è formata.
(bisogna anche dire che di camerini nei negozi ce ne sono sempre pochissimi, senza contare quelli dove non si accende la luce, quelli senza chiave, senza appendi-abiti o sedia, insomma una vera penuria.. forse si paga qualche tassa anche lì)

Aperta finalmente la tenda la compagna dell’essere umano medio, non soddisfatta dell’esperienza appena vissuta, porge delicatamente al suo uomo un paio di pantaloni che ha visto per lui e lo invita a provarli.
Considerando che in quel momento entrare in una sauna sarebbe più fresco e piacevole e montando in lui un’ansia tremenda per la fila di persone in attesa, scalpitanti come tori, il nostro amico rifiuta il suggerimento anelando soltanto la porta di uscita di quell’orribile posto.
Dopo qualche minuto si rende conto di aver compiuto un peccato mortale, un primo errore clamoroso che gli costerà molto caro..

Al quinto negozio la vista dell’essere umano medio si appanna e la stanchezza, paragonabile a quella di una maratona lungo la grande muraglia cinese, lo porta a commettere l’ERRORE DEFINITIVO:

«Come mi stanno?» chiede lei riferendosi ad un paio di poveri jeans la cui cerniera sta per esplodere.
(domanda chiaramente retorica a cui si deve sempre rispondere in un unico modo)

«Sono un po’ stretti, ti prendo la taglia più grande?»

Un minuto di silenzio.

La terra trema sotto i piedi, il buio cala in tutta la città e il camerino si spezza in due. Gli occhi iniettati di sangue della tua compagna ti fanno comprendere l’irreparabile.
Mettendoti un broncio mondiale, che terrà per una settimana, ti chiede bruscamente di essere riaccompagnata a casa e TU senti vicine come non mai la grotta eremitica del Lago di Pilato e le lucertoline di montagna..



Calano le luci della sera, la giornata di shopping volge al desio e tutti i protagonisti si apprestano al ritorno. Il campo di battaglia mostra uno scontro duro: molti non ce l’hanno fatta e giacciono stremati al suolo, altri si leccano le ferite ed altri ancora pensano già al giorno successivo..

Si SALDI chi può !!