domenica 14 aprile 2019

L'aperitivo

L’aperitivo

«Ciao Marco, andiamo a fare un aperitivo?»

«Ciao.. mi sembra un po’ tardi»
Do un’occhiata furtiva all’orologio e penso che fra un quarto d’ora, come gli anziani, cenerò con il mio solito petto di pollo e insalata, oppure variante purè di patate.

«Ma dai, facciamo un apericena se preferisci, c’è anche Robi!»

Chi è Robi?  Mai sentito prima.
Apericena? Ignoro questo termine.

«Va bene, andiamo al “Molto Centralissimo Eat” è qui davanti.

Già irritato come un formichiere vengo costretto ad accomodarmi intorno ad uno dei tavolini esterni, tanto c’è il “fungo”.
Il “fungo” è una malefica pseudo stufa a gas, con elevate probabilità di combustione spontanea ed esplosione, che spesso completa l’arredamento delle zone “polari” di bar, pub e localucci vari.
Se ti trovi alla giusta distanza vieni discretamente riscaldato, se sei troppo vicino te fa le lastre e se sei troppo lontano parli con i pinguini.

Il mio amico Sandro e la moglie Laura sono di fronte a me, alla mia destra c’è l’ignoto/a Robi (non riesco a capire, complice la penombra, se è un uomo o una donna) e a sinistra, fortunatamente, Massimo, il mio compagno di mille avventure.


Sto riflettendo proprio sulla possibilità di fargli un occhiolino furtivo e cercare la fuga con una solida scusa, tipo che non voglio perdere la puntata delle 20,30 de “I Simpson”, oppure che ho dimenticato a casa le pillole per la prostata.
Purtroppo, come temevo, quando si tratta de magnà, Massimo perde ogni capacità di intendere e di volere, quindi mi ritrovo solo.

«Marco, tu prendi uno Spritz o un Aperol Soda?»

Il buio nella mente.

L’ultima volta che “ho fatto un aperitivo” penso sia stato per festeggiare la mia laurea, c’erano ancora le lire.

«Aperol, grazie»

«Prendiamo anche le stuzzicherie» Sento proferire dalla mia destra.

Fingendo di aver ricevuto un messaggio estraggo il cellulare e digito la strana parola che ho appena ascoltato.

Arriva la signorina del bar a prendere le ordinazioni.

Massimo non le stacca gli occhi di dosso, Robi, che a questo punto si palesa come essere maschile, si immobilizza con un sorriso da ebete a 75 denti e Sandro, nonostante la presenza della dolce metà, fissa ipnotizzato il seno della bella barista.

Secondo me le bariste ed in genere tutto il front-staff di ogni locale ludico aperto al pubblico sono esseri superiori, la cui evoluzione è andata avanti, ha proseguito fino ad arrivare ad un nuovo genere da affiancare al sapiens, e cioè il genere splendidus.
La ragazza in effetti è splendida: due cosce inguainate in pantacollant super aderenti, un sedere che sta su sfidando ogni forza di gravità, addome piatto, un seno che farebbe risuscitare i morti e viso da modella.

Purtroppo è genetica, è scritto nel DNA di ogni maschietto che quando si incontra una femmina di clamorosa beltà si diventa completamente deficienti, inebetiti da scariche di feromoni che ci colpiscono come scosse elettriche, mandando il nostro cervello in pappa.

E così è stato.

Sandro ha cominciato a fare complimenti su complimenti, sempre senza mai staccare gli occhi dal seno, soltanto dopo aver ricevuto una scoppola da Laura è tornato tra noi, arrossendo come un pomodoro maturo.

Massimo invece sfodera il classico dei classici:
«Io ti ho già visto, ma non mi ricordo dove, poteva essere al Tartaruga?»

E qui il viso della nostra Elle Macpherson si rabbuia, Massimo non capisce il perché, io mi avvicino e gli ricordo all’orecchio che il Tartaruga è chiuso da tempo e che comunque non era più una discoteca ma un night.
Anche lui arrossisce come un pomodoro maturo.

E’ il turno di Robi, che distrugge completamente ciò che era rimasto della decenza umana:
«Sei bellissima, sei fidanzata?»

Non resisto, mi alzo e annuncio con gioia di dover andare in bagno.

Al mio ritorno il tavolino è apparecchiato con ogni ben di Dio:
Dei bicchieroni con roba arancione e giallastra fosforescente spiccano davanti ad ogni astante ed al centro ci sono le mitiche ciotoline da aperitivo, contenenti:

- patatine fritte
- pistacchi
- patatine al formaggio a pallina
- olive sfuse con stecchini pre-infilati
- taralli
- mini pizzette
- altre robe non ben definite

Queste ciotoline dovrebbero essere costantemente monitorate ed esaminate dai più prestigiosi laboratori di ricerca mondiali, infatti è da qui che sicuramente proviene ogni nuova specie di patogeno che insidia la nostra salute.

Le patatine, i pistacchi e compagnia bella vengono infatti toccati, accarezzati, leccati, presi e rimessi in sede da decine di mani al giorno.
Ci sono poi le manine dello staff del locale che danno una sistematina a ciò che è rimasto e rimpinguano il tutto per i clienti successivi.
Non dimentichiamo infine i nostri amici piccioni, che danno una beccatina dove arrivano, lasciano qualche piuma e se va male pure qualche bisognino dall’alto.

Considerato infine che nel 60% delle mani di Homo sapiens c’è una elevata carica batterica di colibatteri fecali, Escherichia coli e Neisseria gonorrhoeae, ebbene, io non sarei così tranquillo e beato a “farmi gli aperitivi”.

«Marco, non mangi niente? Sei il solito esagerato, quello che non strozza ingrassa!»

Aiuto.. voglio andare a vedere i Simpson.




sabato 13 aprile 2019

La palestra

«Vado in palestra»

Con queste gloriose parole, facendo finta di non avere 47 anni, saluto mio padre e mi accingo a raggiungere l’officina che forgerà il mio anziano corpo, per renderlo minimamente presentabile alla prova costume.

La palestra in questione è una portaerei: ingresso con welcome-desk e signorine pronte a salutare ogni tuo arrivo e dipartita, tornelli che si aprono e chiudono, purchè tu sia dotato del magico braccialetto magnetico, sale e controsale per tutti i tipi di attività fisica.

Mi gira la testa, ho perso l’orientamento.

Una porta rossa con la figura di un omone muscoloso in mutande mi suggerisce la presenza degli spogliatoi e così entro spavaldo ed aitante come pochi.

Era il bagno.

Ritento e stavolta mi accomodo per cambiarmi.
Gli spogliatoi di codesta palestruccia sono davvero enormi, al centro un gigantesco divano rosso similpelle e tutto intorno gli armadietti con lucchetto dove riporre gli indumenti ed effetti personali.

Il lucchetto c’era da portarlo da casa.

Lascerò tutto senza chiudere, a fiducia.

Sono le 16,00 circa e nello spogliatoio ci sono soltanto altri 4-5 ragazzi, che però mi guardano male, chissà perché.

Comincio a spogliarmi, piego in modo maniacale e compulsivo le mie cose, pantaloni, camicia, canottiera bianca, quella con le spalline strette che portano gli anziani e mutandoni, sempre bianchi, con apertura laterale (tanto non si vedono).
Prima di cambiarmi i calzetti estraggo dal borsone e metto in terra il mitico tappetino ripiegabile poggia piedi.
Non sia mai che io appoggi i miei arti inferiori nudi a terra, a contatto con chissà quali microbi e malefici patogeni.
In equilibrio precario e con strane contorsioni infilo i calzetti, colorati da crossfit acquistati a 14,00 euro da Seven Athletichs.
Ignoro il termine “crossfit” ma vedo che va tanto di moda e fa tanto scena.

I ragazzi si sono messi seduti e continuano a guardarmi male, scuotendo la testa e bisbigliando tra loro.

Io intanto continuo la vestizione.

Mutande nere da combattimento super sgambate, maglietta senza maniche nera della Reebok, che farà vedere bene i bicipiti gonfi e pantaloni corti verde scuro ad altezza coscia, per mettere in evidenza i quadricipiti ed i femorali.

Sono pronto, l’estetica c’è, in palestra ti devi vestire bene, altrimenti non sei nessuno.

Entro in sala pesi e mi dirigo furtivamente verso la cyclette, giusto per scaldarmi un po’ , non indossando gli occhiali non vedo una fava e premo in continuazione pulsanti su pulsanti senza far partire alcun programma di allenamento.
Dopo qualche minuto riesco nell’intento ed inizio a pedalare.

Nel frattempo mi guardo intorno, devo prendere le misure di questo nuovo luogo nel quale  sarò presente per tante ore a settimana, proporzionate al mio decadente stato di forma fisica.
Dovrò imparare a muovermi con disinvoltura, riconoscere al volo tutti gli attrezzi e la loro posizione e cominciare a dare anche un’occhiata ai frequentatori di questa moderna sala delle torture.

Le tipiche presenza da palestra sembrano esserci tutte:

1) Il TORO super muscoloso, che entra a braccia larghe a causa delle enormi dimensioni dei suoi dorsali, testa alta e sorrisetto sprezzante da “io sono il re, voi non esistete” .
Rigorosamente in infradito, si piazza in mezzo alla palestra per appoggiare i suoi due telefonini e si avvia alla cyclette con la rivista patinata in mano.
Quando apre bocca il tono di voce è alto, squillante, ma raggiunge volumi clamorosi quando risponde al cellulare (che squilla quelle 2-3 volte ad allenamento) discutendo di qualsiasi cosa a squarciagola.
Il toro super muscoloso è molto selettivo, si degna di rispondere, se interpellato, solo con un cenno del viso o una paroletta sbiascicata, niente di più.
Parla soltanto con le persone che contano: l’istruttore più grosso di lui, il titolare della palestra e qualsiasi organismo di sesso femminile, possibilmente in abiti aderenti, intimo a vista e forme ben strizzate.

Com’è il fisico di codesto individuo? Le ore trascorse in sala pesi hanno modellato la sua muscolatura striata? (per quella liscia girano contrastanti voci di spogliatoio)
Diciamo la verità, il toro fisicamente ha il suo perché: spalle robuste, bei bicipiti, dorsali potenti, soltanto gli addominali risultano un pò appannati (qualche aperitivo e birretta di troppo si fanno sentire).

Lati positivi: è una piacevole macchietta, che rallegra il pomeriggio.
Lati negativi: fa troppo il sostenuto. Io sono grosso, voi siete piccoli.


2) La BELLONA tutte curve, sempre seria ed accigliata, il suo personaggio non le permette di sorridere o mostrarsi umana è sempre in recita.
Quando entra in sala inizia la sfilata, si sofferma un attimo, tira su maliziosamente il top, si china in giusta direzione per sistemarsi le stringhe delle scarpe e parte spedita verso gli attrezzi.
Lei non segue circuiti e non allena fasce muscolari diverse a seconda della frequenza, lei esegue esclusivamente gli esercizi che fanno ingrifare come lupi mannari noi poveri maschietti.
Il suo fisico è praticamente perfetto, la presenza in sala non serve per un serio allenamento ma per visitare i suoi sudditi, essere acclamata ed adorata.
La Bellona dispone della seguente carrozzeria: cosce toniche, muscolose, coperte da pantacollant sportivi metà neri e metà trasparenti, glutei di marmo valorizzati dall’onnipresente perizoma, addome ultra piatto scoperto, con tanto di piercing sull’ombelico ed un seno clamoroso, praticamente ad altezza mento, stretto quanto basta da un top nero e rosso.
I suoi occhi ti ipnotizzano, i capelli corvini sembrano avvolgerti e le labbra sono rosse, grandi e carnose.
Si specchia in continuazione, si tocca i capelli ed estrae spesso il cellulare, da non si sa dove, per rispondere ai continui messaggini che la tempestanopiacevolmente.
Gli esercizi che esegue la bellona sono i seguenti:

 - squat verticale
 - leg curling
 - affondi con manubri e bilancere
 - master gluteus
 - adductor machine interno
 - pectoral machine

In genere, durante lo squat, lento quanto basta, gli ominidi dietro di lei cominciano a sudare, sventolarsi con la scheda e qualcuno accusa anche leggeri malori.
Il leg curling ha effetti simili ma è il pectoral machine a nutrire più vittime. Il seno, mal contenuto dal microtop sembra esplodere ad ogni serie. Uomini di mezza età potrebbero essere colti da arresto cardiaco.
L’adductor machine, un esercizio per l’interno coscia, abbatte gli ultimi esemplari maschi ancora in vita. Un aprire e chiudere le gambe che fa costruire a menti deboli chissà quale paradisiaca immagine, macchinario che viene sfruttato dalla bellona sapientemente, con lente provocanti movenze.

Lati positivi: vedere una splendida ragazza, fiera della sua bellezza.
Lati negativi: fa troppo la principessa. Ce l’ho solo io.


3) Il MANAGER rampante, che arriva in palestra appena uscito dal lavoro, in giacca e cravatta, clamorosamente estroverso e socievole.
In sala pesi si presenta con la canottiera nera e i pantaloncini corti bianchi, braccia e corpo tatuati come pochi ed attacca bottone con tutti,  discutendo di qualsiasi cosa.
Un bel fisico, aiutato dalla giovane età, ma sapientemente e costantemente forgiato.

Lati positivi: simpatico, allegro, sempre sorridente.
Lati negativi: un po’ troppo caciarone.


4) Il PEZZO GROSSO di mezza età con il personal trainer.
Entrambi rasati a zero, il primo con magliettina nera che mette troppo in risalto una bella pancetta, il secondo in perenne tuta e felpa con cappuccio.
Parlano tra di loro, non salutano nessuno, l’allenatore personale porge i manubri, i bilanceri e motiva il pezzo grosso a recuperare una forma perduta forse da troppo tempo.
Lanciano entrambi occhiate furtive alla bellona e ad altre femmine meritevoli di attenzioni, tutto il resto non desta il loro interesse.

Lati positivi: -
Lati negativi: serpentiformi


5) Gli ADOLESCENTI, giovani ragazzi e ragazze che ancora frequentano la scuola dell’obbligo o appena immersi nel magico mondo universitario.
Girano in sala con le loro schede spalancate, in perenne ricerca di qualche macchinario, E’ la prima volta che si avvicinano al “mondo della palestra”  e spesso svolgono gli esercizi in completa disarmonia, sfidando ogni legge della bio-meccanica.
I ragazzi approfittano per dare qualche occhiata predatoria, le ragazze muovono i primi passi nella nobile arte della seduzione.

Lati positivi: tutti
Lati negativi: nessuno


6) Le PERSONE che hanno superato da un bel pezzo gli “anta”: sprintosi, energetici, con i loro completi da palestra sempre impeccabili, asciugamano intorno al collo ed una buona parola per tutti.
Nascondono una tenacia ed una forza fisica invidiabile per la loro età.

Vi adoro e basta.


7) QUELLI che si fanno i cavoli loro: silenziosi, educati, aspettano in fila rigorosa per l’utilizzo dei macchinari, t-shirt e pantaloncini corti e vai di allenamento.
Quando si spogliano per farsi la doccia tirano fuori un fisico clamoroso.
  
Lati positivi: tutti
Lati negativi: nessuno


8) Gli ISTRUTTORI: ultimi ma non ultimi ci sono loro, gli dei in terra, spartani che vantano vittorie ai campionati ultraterreni di culturismo, esseri superiori, che ti guardano dall’alto verso il basso.
Sono dei manzi, degli armadi viventi i cui bicipiti hanno le dimensioni della tua coscia, il loro six pack può essere usato come grattugia formaggio ed i quadricipiti sono di una dimensione che tu consideri inumana.

Tutta invidia, ovvio.

L’Istruttore di palestra però presenta dei piccoli problemi.
La clamorosa esplosione fisica gli ha fatto perdere naturalezza, i suoi movimenti non sono proprio sciolti, velocità e scatto non fanno più parte del suo essere.


Lati positivi: Leonida
Lati negativi: mangia gallette in continuazione


Io intanto, dopo quindici minuti di cyclette, sono già sudato e puzzolente come una capra.
Nello scendere dalla bici approfitto di un gioco di specchi per guardare il sedere della ragazza che sta correndo sul tapis roulant al mio fianco ma vengo clamorosamente sgamato da una sua occhiataccia.

Rosso come un peperone mi sposto dalla parte opposta della sala, scelgo un macchinario a caso, spinte in basso alla carrucola per i tricipiti e comincio l’esercizio.

«E’ troppo pesante per, te, scarica i pesi» interviene Leonida a squarciagola.
Mezza palestra si gira, mi guarda e fa le debite considerazioni.

A testa bassa, facendo finta di rispondere al telefonino, intristito e scoraggiato come non mai, mi avvio direttamente agli spogliatoi.
Per oggi le figure demmerda possono bastare.

Mi spoglio mettendo prima a terra il solito tappetino, tiro fuori le ciabatte di plastica, il borotalco, il bagnoschiuma, il phon, la crema corpo, la crema viso, il deodorante, biancheria pulita, asciugamanino per il viso ed uno per i piedi e parti intime.
Ho apparecchiato.
Prendo infine l’accappatoio in microfibra, che occupa poco spazio nel borsone ed asciuga tantissimo. Ricordatelo.

Mi avvio alle docce.

Appendo l’accappatoio ed apro l’acqua, aspettando che venga calduccia.

Malauguratamente mi guardo intorno, ci sono altri ragazzi che si stanno lavando.

Lo sguardo scende istintivamente verso il polo sud.
Un misto di stupore ed incredulità.

Non può essere.

Da un veloce e triste confronto penso che il mio corpo si sia infreddolito.  E’ meglio concludere le abluzioni e rivestirsi.

Sono le 18,30, gli spogliatoi sono pieni, gli amici e i colleghi si ritrovano, pacche sulle spalle, chi si cambia, chi si spalma la crema, chi si asciuga i capelli.

E parte la più clamorosa libertà confabulatoria che ci possa essere.

Sappiate ragazze, mogli, fidanzate che all’interno di uno spogliatoio maschile accadono cose che voi umani non immaginate neppure, l’abbrutimento del maschio, la completa disinibizione, una evoluzione retrograda ai più bassi istinti animaleschi e primitivi.
Avvocati, assessori, manager, normali personcine distinte ed educate che si trasformano, approfittando della zona franca, per raccontare ad alta voce qualsiasi cosa.
Serate con le loro fidanzate, descrizioni minuziose sul dopo cena, sull’intimità, posizioni, durata e sigaretta post amorosa.
C’è chi si vanta della beltà del suo amore, «una pista tutta curve», del modo di vestire, della biancheria supersexy indossata.
Ed infine arriva l’uomo di Neanderthal, che parte con il racconto dell’escort, con tanto di nome (d’arte), libricino dove è stata contattata e commenti sulle sue capacità amorose.
Sarebbe interessante registrare una di queste conversazioni per poi farla ascoltare casualmente ad una povera moglie, il cui cuore trabocca di amore (vero) per questi elementi.

Nel frattempo termino l’asciugatura, strigliatura, sistemazione temporanea panni, oggetti da bagno e vestizione.

Quando sarò arrivato a casa dovrò mettere a lavare gli asciugamanini, la biancheria intima, sciacquare le ciabatte e metterle ad asciugare vicino al termosifone, pulire il tappetino richiudibile, controllare il livello di puzza di sudore dei vestiti da sala ed accappatoio e pulire il fondo del borsone, prima di appoggiarlo sulla sedia del bagno.

Monk non è nessuno in mio confronto lo so, abbiate pazienza.


Alla prossima.





mercoledì 30 agosto 2017

Gli esami di riparazione



Sabato 26 agosto è clamorosamente arrivato, non ci posso credere, le “vacanze” stanno per finire. Sono rimasto ancora a metà giugno quando si festeggia l’ultimo giorno di scuola, come è possibile?
Oggi, anche se “trattasi di sabato mattina con sole splendente che obbliga ad andare al mare”,  tutti i docenti interessati si riuniscono con grande piacere per gli esami di riparazione.

Riparazione di che?

Delle insufficienze che i pargoli hanno maturato durante l’anno scolastico e che ora, dopo un’estate infuocata, devono sicuramente recuperare.

Sia i docenti che gli alunni sono molto felici di ritrovarsi e percorrono i lunghi corridoi con un animo e una energia che in confronto un condannato nel braccio della morte diventa Mr. Allegria.

Io personalmente ciò un magone che manco una peperonata a mezzanotte.. ma andiamo avanti.

Ho il piacere di incontrare il Dirigente Scolastico, che mi squadra dall’alto in basso e chiede, con voce simile a quella di Freddy Krueger  : « Professore, lei cosa ci fa qui? »

( secondo te cosa ci faccio?  .. passavo per caso con 40 gradi di temperatura, vestito come un pinguino e sudato come una capra ed ho pensato di fare una visita alla scuola di sabato 26 agosto ? )

« Preside, mi ha convocato lei, per gli esami di riparazione »
Nessuna risposta, sguardo torvo, silenzio per 5 secondi e cambio di direzione.

Entro nell’aula stabilita e subito un’aria umida-infuocata mi avvolge e mi svuota l’anima tipo Dissennatore di Harry Potter
Fortunatamente la simpatia e la complicità di alcuni colleghi (e amici) mi riportano alla vita e la mattinata scorre più o meno bene.
Si susseguono ragazzi in infradito, pantaloncini corti, t-shirt hawaiane, interrogazioni più o meno buone, bottigliette di acqua, orridi caffè e tante carte da compilare.
Le 14 arrivano che è un piacere e dopo l’ultimo alunno, completate le procedure di rito, mi fiondo a riveder le stelle con la stessa velocità di Usain Bolt nei 100 m piani.

Sono già a casa, l’orologio segna le 14.45 di sabato (ormai) pomeriggio e una lucetta sulla scrivania attira la mia attenzione.
E’ lo schermo del telefonino sul quale ho What’sApp, dimenticato a casa, che reclama di essere visionato. C’è il messaggio di una collega che gentilmente mi ricorda di firmare il foglio presenze in portineria ..


Siamo arrivati a Lunedì pomeriggio, ore 16.00, il giorno degli scrutini.

A scuola oggi c’è un tale giro che nemmeno in spiaggia a Gallipoli, le classi ad essere coinvolte sono davvero tante.
Gli orari vengono rispettati e per le 17.00 termina il primo scrutinio che mi vede interessato, tutti promossi, baci abbracci e tanti saluti.
Mi siedo in corridoio, in attesa del secondo e ultimo scrutinio che inizierà di lì a circa un’ora.
Vicino ho le immancabili “macchinette”, i distributori di bevande e merendine che tanto mi attirano in questo periodo.
Arriva un energumeno e mette dentro qualche spicciolo, non scendendo il prodotto scelto inizia a buttare giù tutto a spallate che in confronto Tyson diventa l’Ape Maya.
Fortunatamente ogni cosa si risolve e ritorna la quiete.

Dietro di me sento di nuovo la voce del Dirigente Scolastico :

« Professore, lei cosa fa qui seduto ? »

( secondo te cosa ci faccio?  .. sono le 17.30, schioppo di caldo, di fuori ci sono i Carabi e a me va di rimanere qui dentro a guardare il muro ? )

« Preside, sto aspettando che inizi lo scrutinio »
Nessuna risposta, sguardo torvo, silenzio per 10 secondi e cambio di direzione.

Alla fine termina anche questa giornata e stavolta, prima di fiondarmi all’aperto, mi assicuro di aver firmato qualsiasi foglio di presenza esistente al mondo, incido con il mio nome anche tutti i banchi e le cattedre del primo piano, non si sa mai.

Ci sarà ancora qualche giorno di “vacanza”, la mitica fiera del patrono, un fine settimana spensierato, un po’ di mare e poi dritti dritti verso il primo Collegio dei Docenti, ma questa è un’altra storia.





giovedì 10 agosto 2017

Una serata al Museo

Con il desiderio di acculturarmi, riscattando l’ultima tragica visita alle sale di arte moderna, decido di presentarmi nel cortile interno del Museo che ospita l’evento di questa sera.
La location è splendida, trattasi delle sacre mura che ospitano la “sala dell’Eneide”, visitata nel passato dal Sig. Goya e nel presente da più annoiati e rumorosi astanti.

E’ martedì sera, abitando nelle vicinanze parto da casa soltanto 20 minuti prima, sicuro di non fare tardi.
L’evento culturale si dividerà in due parti : nella prima verremo messi alla prova ascoltando la declamazione di poesie persiane, nella seconda ci sarà la “visita sensoriale guidata”, per ammirare le nuove acquisizioni di arte moderna.

“Visita sensoriale guidata”.. ricordate queste parole.

Io intanto sono in cerca di un posto auto, anche in verticale o su 3 ruote, basta che possa fermare la macchina ad una distanza umana per poi raggiungere brevemente il Museo.

Illuso.

Trovare un parcheggio a quest’ora lungo le mura del centro storico è facile come vedere un adolescente senza telefonino in mano e cuffie in testa.
Superate comunque queste piccole difficoltà iniziali mi presento all’entrata principale e mi fermo un minuto ad osservare.
Deliziosi punti luce illuminano sapientemente statue, pareti, balconate e colonne, creando la giusta atmosfera di uno sfarzoso storico passato.
Intanto tre signorine vestite tutte di nero e con una targhetta appesa sulla giacca mi guardano malissimo, tra il serio ed il sorpreso.
Soltanto ora mi rendo conto di avere una buona mezz’ora di ritardo e prima di entrare mi do una controllata, come se avessi lo specchio davanti.
Sudo come una capra, complici i 35°C , un clamoroso livello di umidità e una certa tensione che sicuramente non aiuta.
I pantaloni neri reggono, le scarpe, sempre nere, le ho pulite bene e la camicia grigia ancora non mostra temibili aloni di sudore.

Entro e davanti a me si apre il bel cortile interno, allestito per l’occasione con sedie e palco per il poeta e il suo accompagnatore musicale.
Fortunatamente ci sono ancora posti liberi e così mi accomodo velocemente, passando tra le persone sedute con l’agilità di un elefante in cristalleria.
Appena seduto ricevo il solito squillo dall’amico Mr. Simpatia, che non vuole spendere soldi al cellulare e mi stimola a richiamarlo.
Venti persone si girano all’istante fissandomi con il desiderio di incenerirmi ed io, rosso come un gambero, sospetto di non aver attivato la funzione “silenzioso”.

Tornata la quiete mi accingo finalmente ad ascoltare poetici versi, svuotando la mente da brutti pensieri.
Il tempo scorre piacevolmente, la voce del poeta è calda e musicale ma la mia ignoranza non permette di apprezzare appieno i contenuti e la forma delle sue parole.
Forse c’è qualcuno che sta peggio di me, guardandomi intorno noto infatti un signore che sussurra due parole alla probabile compagna la quale, con una smorfia di disapprovazione, si alza e i due si allontanano definitivamente dalla scena.
Alla mia sinistra invece un signore si è sbracato sulla sedia con i piedi appoggiati su quella davanti e riposando gli occhi scende in una profonda meditazione (dorme).
L’applauso finale riporta tutti ad una perfetta coscienza e sancisce la fine della prima parte della serata.

Non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti..

«Ora lo staff vi accompagnerà all’interno del Museo, tra le nuove acquisizioni di arte moderna, per la “visita sensoriale guidata”»

Qualche ospite si mostra timoroso, forse per la stanchezza e il caldo, altri sembrano poco convinti e quasi disturbati dall’annuncio.
Nel frattempo, sulle balconate superiori, illuminate ad arte, cominciano a muoversi bianche figure femminili coperte di veli.
Fa parte dello spettacolo che sta per iniziare e sembrano una via di mezzo tra fantasmi e fate misteriose.

Siamo rimasti un gruppetto di una ventina di persone e veniamo invitati a salire i due piani di scale che ci faranno raggiungere le sale da visitare.
La mezzanotte è vicina.
Quando arriviamo al secondo piano una mostruosa bolla di caldo umido ci avvolge, complice l’assenza di finestre ed ovviamente climatizzazione.
Siamo sofferenti, c’è chi si lamenta palesemente del caldo insopportabile e torna sui suoi passi, chi rimane ancor più dubbioso e chi come me, che già sudava come una capra, comincia a scolare bagnando la camicia come dopo un gavettone al mare di ferragosto.

Inizia la “visita sensoriale” e subito intorno al gruppetto compaiono le bianche figure femminili del terrazzo: sono ragazze seminude, pitturate di bianco, con costumi bianchi e veli bianchi, con movenze simili a quelle di Gollum quando cerca il suo “tessoro”.
Una di queste ragazze comincia a parlare a voce alta in spagnolo, facendo sobbalzare non poche persone, esprimendosi in una via di mezzo tra una persona posseduta ed una sibilla cumana mbriaca.
La gestualità è altrettanto curiosa, movimenti lenti del corpo vagamente somiglianti a danze arabe.
Ci si sposta nelle prime sale, il caldo è atroce e la vista quasi annebbiata.
C’è anche una accompagnatrice “umana”, nel senso che parla italiano e si capisce abbastanza quello che dice, inizia a spiegarci le nuove acquisizioni di arte moderna del Museo.
Che ve lo dico a fare, si tratta di quadri, busti, “sedie” e altre robe strane che fatico a mettere a fuoco, in tutti i sensi.
In una mezz’oretta percorriamo tutte le sale e incontriamo altre fatine ignude, c’è chi è truccata come nosferatu, chi striscia in terra come un serpentello e chi si fissa a guardarti negli occhi, immobile a 5 cm di distanza.
Noto che qualcuno si è staccato dal gruppo, sperando in una fuga o almeno di trovare un filo di aria fresca respirabile.

L’ultima sala è ormai vicina ed è qui che l’esperienza si completa : dalla filo-diffusione esce un suono rauco, continuo, leggermente modulato, ciò che dovrebbe assomigliare alle parole di un sacro rito di civiltà passate.
I sopravvissuti, provati, assetati e storditi, ascoltano basiti questo rutto di tre minuti e mezzo di durata, che nemmeno con 12 bottiglie di coca-cola si riuscirebbe a fare.
Io ormai non ho più reazioni, sto pensando alla smodata quantità di acqua che berrò e alla possibilità di tuffarmi vestito nella fontana di piazza.

L’accompagnatrice ci ringrazia, ci saluta e noi tutti torniamo a riveder le stelle, certi che il nostro bagaglio culturale si sia arricchito con questa mirabolante moderna avventura.




lunedì 17 aprile 2017

La gita fuori porta RELOADED

Stamattina, il famoso “lunedì di pasquetta”, ho la bellissima idea di trascorrere la giornata nel verde dell’area naturale protetta.

L’inquietudine mi assale.

Legioni di barbari hanno parcheggiato i loro mezzi selvaggiamente, doppie e terze file si sprecano, aiuole, marciapiedi, rosai, prati in fiore seppelliti da lamiere ferrose (e pure un po’ arrugginite) sputacchianti gas di scarico.

Il laghetto chiede pietà, gli uccelli migratori decidono una partenza anticipata e il ruscello è intoppato dalle carte unte della pizza e dai pezzi di frittata del panino del babbo. L’orgoglioso genitore, ovviamente, siede sul ciglio del fiumiciattolo con i piedi in acqua, sfoggiando la panza imbavagliata dalla canottiera bianca anni ’70.

 I più grandi di tutti però sono :

1) coloro che montano (in due o tre ore) la mitica amaca, legandola da pianta a pianta, e quando ci si siedono toccano per terra.
2) i geni che mettono nell’acqua del ruscelletto le bottiglie di birra a freddare, perdendone tra l’altro il 50% a causa dell’imprevista corrente.
3) coloro che partono per l’esplorazione del posto (abituati ad un tragitto medio di 6 metri giornalieri, dalla cucina al soggiorno) e dopo 10 minuti tornano esausti perché c’era troppa salita.
4) chi spruzza l’insetticida sulla tovaglia per allontanare le formiche che si avventano sui panini.
5) i giovinotti che si mettono a torace nudo e le signorine che si stendono in bikini sul prato, accorgendosi solo il giorno dopo delle zecche che si sono attaccate alle loro gambe e braccia.
6) i grandissimi che mettono il sacchetto della spazzatura sul ramo dell’albero e a fine giornata lo “dimenticano”.
7) quelli che, muniti di paletta, prendono la terra buona per i vasi in terrazzo.
8) chi lascia i loro cagnolini seminare bombe da ogni parte perché “tanto siamo all’aria aperta, in mezzo alla natura”.

Non contento degli sfregi osservati, ancora fiducioso nelle capacità mentali dell’ Homo sapiens, decido di cambiare postazione e raggiungo la pineta sul lungomare.

Un pianto.

L’assedio dei tavolini da pic-nic è clamoroso, quelli che si aprono automaticamente con tanto di mini sedie, già pronte per ospitare onorevoli e pesanti glutei.
Le biciclette sfrecciano che è un piacere, palloni, racchettoni, bocce e pigne rotolano alla grande, i bambini piangono e le mamme dalle guance rosee strillicchiano e si arrabbiano quanto basta.
Gli scoiattoli, felicemente tornati in questa oasi marina, vengono osservati allontanarsi in fila indiana, con un piccolo bagaglio e scuotendo tristemente il capo.

Intanto i primati, adulti e piccini, si apprestano alla merenda, nonostante il pranzo a base di lasagne, frittate, affettati e salamini non sia ancora ben digerito.
Ecco spuntare altri panini, salse, burro e marmellata, senza dimenticare coloratissimi bibitoni gassati e birrette come se piovesse.
I tappi ovviamente si sotterrano in pineta, il grasso del prosciutto per le formiche e i tovaglioli di carta invece pure, “tanto sono biodegradabili”.

Il tempo scorre veloce in questo paradiso di calma e serenità e alla stessa ora tutti decidono di andare a casa.
Decine e decine di armamenti che si ripiegano, valigette che si richiudono e portapacchi che si riempiono.
Una bella fila di un paio di orette traghetterà queste anime stanche verso il meritato riposo.






sabato 7 gennaio 2017

Neve?

Tipiche reazioni da nevicata :

1) Esprimere la propria contrarietà all’evento con paroline non proprio dolci.

2) Rallegrarsi perché diventa concreta la possibilità di NON andare a lavorare o a scuola.

3) Scrivere su FEISBUK che c’è una tempesta di neve in corso.

4) Mettere su FEISBUK foto e video di ogni angolo della città ricoperto di neve.

5) Tirare fuori la Panda 4X4 per andare a sgommare per strada.

6) Tirare fuori la pala per pulire l’entrata di casa.

7) Fare pupazzi di neve e giocare a pallate.

8) Lamentarsi perché il comune non butta il sale e non passano gli spazzaneve.

9) Dire che la neve è bella ma solo a guardarla dalla finestra.

10) Lamentarsi perché le previsioni hanno sbagliato.

11) Lamentarsi perché la neve si sta già sciogliendo.

12) Rattristarsi perché il panorama imbiancato non era poi così male.

13) Schifarsi perché la neve diventa un ammasso di fanghiglia e il comune non la porta via.

14) Dire che il freddo è tanto ma meglio adesso che a primavera.



venerdì 30 dicembre 2016

Buon anno 2017

CAPODANNO 2016

Opzioni papabili per il sottoscritto:

1)  Andare a Civitanova Marche ed ascoltare il concertone di Gigi D’Alessio & Company  (lati negativi: freddo mostruoso, 50.000 persone in una piazza che ne contiene 1000, posti auto inesistenti, vandalismi vari sulla tua automobile già provata da 20 anni di onorato servizio, il fatto che lo stesso concertone lo danno in diretta su canale 5 e te lo puoi vedere con comodo da casa tua)

2)  Andare ad una festa di amici in una casa in campagna, senza sapere di preciso l’ubicazione  (lati negativi: elevate possibilità di arrivare alla mezzanotte in auto cercando sta malefica casa)

3)  Andare al CENONE di CAPODANNO in un locale  (lati negativi: 385 euro di cena, il vicino mbriaco che agita la bottiglia di spumante e te la stappa sopra il frac affittato per l’occasione, il trenino e le musichette da ultimo dell’anno, strani tipi che accendono le girelle e le fontane dentro il locale facendo prendere fuoco la tovaglia e la tua camicia, dover tornare PER FORZA a casa alle 6 di mattina anche se la noia ti sta facendo rimpiangere l’invasione delle formiche di casa la scorsa estate)

4)  Fare il CENONE con i PARENTI, compresi i cugini di terzo grado, gli zii della zia, i nipoti delle suocere e compagnia bella  (lati negativi: TUTTI QUELLI CHE VI VENGONO IN MENTE)

5)  Alzarsi dal letto a mezzanotte, urlare AUGURI e ritornare a dormire.

Si accettano scommesse sulla scelta che sarà effettuata.

Colgo comunque l’occasione, e qui riprendo amorevoli parole già spese in passato, per augurarvi un BUON ANNO 2017, pieno di salute, serenità, amore..  soldi a palate, un’isola personale, un jet privato, 45 Ferrari, una villa a Porto Cervo, uno yacht a Porto Rotondo, un ombrellone a Porto Potenza.

Magari datevi una regolata il 31 sera, vi assicuro che non succederà nulla di nefasto e che tutti i miei precedenti auspici a voi rivolti si avvereranno anche se :

1)  tornate a casa prima delle 6 di mattina del giorno seguente..
2)  non percorrete 800 km di strada per raggiungere la festa più cool..
3)  non fate esplodere “bombe Maradona”, candelotti di dinamite e fucilate a destra e manca, con la scusa dei fuochi dell’ultimo dell’anno..
4)  tornate a casa senza essere completamente mbriachi..

Poi mi raccomando, allo scoccare della mezzanotte è d’obbligo l’invio selvaggio del messaggino di auguri, sempre quello, memorizzato da anni, standard per tutti.
Meglio ancora se il destinatario vi è praticamente ignoto o lo sentite una volta l’anno, appunto in questa occasione.
Un click e l’etere si intoppa così tanto da farlo arrivare anche due o tre giorni dopo. Ben fatto.


PS : per il cenone dell’ultimo dell’anno vi consiglio un locale eccezionale, il ristorante : “Dacce li soldi” di Antonietto Gatto e Pierello Volpe.
Il menù è da leccarsi i baffi :
- ravioloni di ricotta australiana ai funghi porcini del Lago di Pilato
- chitarra al ragù di stambecco con pecorino stagionato in grotta polare eremitica
- rotolino di tacchinella al finocchietto selvatico in crosta di sale marino dell’ Himalaya
- nodino carpacciato di scottona di Pollenza con crema al basilisco
- tortino di patate al guanciale di porcello con filetto di vitellino di Montefortino
- prosciuttello di maiale arrostito in porchetta con topinambur al forno
- filetto di manzo su pan bauletto al caprino, con fondo di cipolline dolci affumicate
- crepes suzette flambate all’arancia e Chinotto, con cioccolato e zucca all’amaretto

Su richiesta menù di pesce (stra-congelato).

Il tutto viene proposto a soli 385 euro, compresi lo spumante Sperone a mezzanotte e le trombette colorate. Si accettano pagamenti anche in comode rate mensili, cessioni del quinto e mutui ventennali.



Ci sentiamo l’anno prossimo.