venerdì 30 dicembre 2016

Buon anno 2017

CAPODANNO 2016

Opzioni papabili per il sottoscritto:

1)  Andare a Civitanova Marche ed ascoltare il concertone di Gigi D’Alessio & Company  (lati negativi: freddo mostruoso, 50.000 persone in una piazza che ne contiene 1000, posti auto inesistenti, vandalismi vari sulla tua automobile già provata da 20 anni di onorato servizio, il fatto che lo stesso concertone lo danno in diretta su canale 5 e te lo puoi vedere con comodo da casa tua)

2)  Andare ad una festa di amici in una casa in campagna, senza sapere di preciso l’ubicazione  (lati negativi: elevate possibilità di arrivare alla mezzanotte in auto cercando sta malefica casa)

3)  Andare al CENONE di CAPODANNO in un locale  (lati negativi: 385 euro di cena, il vicino mbriaco che agita la bottiglia di spumante e te la stappa sopra il frac affittato per l’occasione, il trenino e le musichette da ultimo dell’anno, strani tipi che accendono le girelle e le fontane dentro il locale facendo prendere fuoco la tovaglia e la tua camicia, dover tornare PER FORZA a casa alle 6 di mattina anche se la noia ti sta facendo rimpiangere l’invasione delle formiche di casa la scorsa estate)

4)  Fare il CENONE con i PARENTI, compresi i cugini di terzo grado, gli zii della zia, i nipoti delle suocere e compagnia bella  (lati negativi: TUTTI QUELLI CHE VI VENGONO IN MENTE)

5)  Alzarsi dal letto a mezzanotte, urlare AUGURI e ritornare a dormire.

Si accettano scommesse sulla scelta che sarà effettuata.

Colgo comunque l’occasione, e qui riprendo amorevoli parole già spese in passato, per augurarvi un BUON ANNO 2017, pieno di salute, serenità, amore..  soldi a palate, un’isola personale, un jet privato, 45 Ferrari, una villa a Porto Cervo, uno yacht a Porto Rotondo, un ombrellone a Porto Potenza.

Magari datevi una regolata il 31 sera, vi assicuro che non succederà nulla di nefasto e che tutti i miei precedenti auspici a voi rivolti si avvereranno anche se :

1)  tornate a casa prima delle 6 di mattina del giorno seguente..
2)  non percorrete 800 km di strada per raggiungere la festa più cool..
3)  non fate esplodere “bombe Maradona”, candelotti di dinamite e fucilate a destra e manca, con la scusa dei fuochi dell’ultimo dell’anno..
4)  tornate a casa senza essere completamente mbriachi..

Poi mi raccomando, allo scoccare della mezzanotte è d’obbligo l’invio selvaggio del messaggino di auguri, sempre quello, memorizzato da anni, standard per tutti.
Meglio ancora se il destinatario vi è praticamente ignoto o lo sentite una volta l’anno, appunto in questa occasione.
Un click e l’etere si intoppa così tanto da farlo arrivare anche due o tre giorni dopo. Ben fatto.


PS : per il cenone dell’ultimo dell’anno vi consiglio un locale eccezionale, il ristorante : “Dacce li soldi” di Antonietto Gatto e Pierello Volpe.
Il menù è da leccarsi i baffi :
- ravioloni di ricotta australiana ai funghi porcini del Lago di Pilato
- chitarra al ragù di stambecco con pecorino stagionato in grotta polare eremitica
- rotolino di tacchinella al finocchietto selvatico in crosta di sale marino dell’ Himalaya
- nodino carpacciato di scottona di Pollenza con crema al basilisco
- tortino di patate al guanciale di porcello con filetto di vitellino di Montefortino
- prosciuttello di maiale arrostito in porchetta con topinambur al forno
- filetto di manzo su pan bauletto al caprino, con fondo di cipolline dolci affumicate
- crepes suzette flambate all’arancia e Chinotto, con cioccolato e zucca all’amaretto

Su richiesta menù di pesce (stra-congelato).

Il tutto viene proposto a soli 385 euro, compresi lo spumante Sperone a mezzanotte e le trombette colorate. Si accettano pagamenti anche in comode rate mensili, cessioni del quinto e mutui ventennali.



Ci sentiamo l’anno prossimo.




lunedì 15 agosto 2016

Buon ferragosto !!

E’ ferragosto e non è per dire
ti devi proprio divertire,
mare, monti oppure campagna
l’importante è che alla fine se magna.

Al ristorante con la famiglia
quando paghi un gorbo te pija,
i prezzi oggi sono un po’ gonfiati
in nome dell’estate li abbiamo accettati.

Se vai al mare ormai lo sai
un gavettone riceverai,
invece in montagna sarai più tranquillo
finchè non incontri la famiglia col figlio.

Urli, schiamazzi e pallonate
ormai le tue orecchie sono stremate,
con il cocomero, birra e frittata
la mattinata è bella che andata.

Carte, cartacce e cicche di sigaretta
sul prato si spengono senza poi tanta fretta,
è biodegradabile, che glie fà
tutte ste piccolezze stai a guardà.

Anche in spiaggia sotto l’ombrellone
seppellire lo zozzo è una occasione,
tanto la sabbia sta lì per quello
non si vede niente e tutto è più bello.

La giornata scorre veloce
oggi il sole è proprio feroce,
ti senti stanco e un po’ rimbambito
saranno queste cavolo di infradito.

In ogni dove c’è un mare de gente
qualcuno di questi ti è pure parente,
stretto, pigiato e con tante file
quasi era meglio rimanere a dormire..





giovedì 11 agosto 2016

Bagni pubblici

Stai passeggiando in città, durante una bella giornata estiva, con la borsetta da una parte e l’immancabile bottiglietta d’acqua dall'altra, quando ti rendi conto di avere una impellente necessità fisiologica.
Sarà stato il cappuccino o il Chinotto ghiacciato di poco fa,  sta di fatto che non puoi proprio rimandare.
Rifletti sulla possibilità di tornare a casa ma questa opzione è subito scartata, rischieresti l’irreparabile e allora si fa sempre più vicina l’opzione estrema: ricorrere ad un BAGNO PUBBLICO.

Gli spazi dove allestire i bagni pubblici cittadini vengono appositamente scelti da una commissione comunale, che prende in considerazione i locali più tristi, scomodi ed angusti che ci siano.
Le finestre sono sempre microscopiche, la luce è perennemente accesa ed un inquietante piastrellato bianco ricopre totalmente le pareti ed i pavimenti.
Entrando nei bagni pubblici il nostro sistema olfattivo viene messo a dura prova, la fragranza che si diffonde non è proprio quella di Chanel n.5 e si rischia un ritorno di fiamma della peperonata del giorno prima.
Sul pavimento ci sono impronte bagnaticce di scarpe e scarponi, un velo di acqua ed altro lo ricopre quasi completamente e toccare a mani nude questo “ben di Dio” non sarebbe proprio raccomandabile.

Gli archeo-biologi studiano da tempo le forme di vita che si creano e riproducono nei bagni pubblici: batteri resistenti pure alle bombe atomiche, virus grossi come una casa, funghi e spore che aspettano soltanto di attaccarsi alla pelle di qualche ignaro visitatore.
Le pareti biancastre sono solitamente ricoperte da qualsiasi scritta: annunci, commenti, disegnini, numeri di telefono e gli argomenti di discussione non sono proprio riguardanti la letteratura inglese.

Un discorso a parte lo meritano i bagni automatici e chimici.
I primi sono quelli con porta metallica che si apre e chiude appunto automaticamente, inserendo un soldino e premendo un pulsante.
La paura è di rimanere chiusi dentro, senza finestre, con 3000 gradi all’interno e nessuno che possa sentire le nostre richieste di aiuto.
I bagni chimici invece sono quelle scatolette di plastica, tutte in verticale, dove nel 90% dei casi il water è pieno d’acqua, attappato fino all’orlo e tu non sai cosa fare..

Bando alle ciance, senti di non poter resistere a lungo ed entri nel fatidico bagno pubblico cittadino. Noti subito che vicino ai lavandini NON c’è il sapone e nemmeno il rotolo di carta per asciugarsi le mani.
Il tuo olfatto, come previsto, accusa subito una bella botta, un miscuglio fra uova marce e secchio dell’immondizia non pulito da 10 anni. Fortunatamente però indossi gli scarponi alti e non temi l’acquetta e la relativa fauna presente sul pavimento.
Ti avventuri nella stanzetta con i servizi igienici ed ecco apparire il classico WC bianco SENZA tavoletta, che è la cosa più triste e squallida del mondo.
Vai per chiudere la porta e ti accorgi che non c’è nè chiave nè catenella.
Provi a tenere serrata la porta puntandola con un piede però per fare “quello che devi fare” la distanza è troppa, non ci si arriva.
Rifletti su possibili traiettorie, palombelle e tiri a segno ma desisti e decidi di togliere il piede dalla porta, se dovesse entrare qualcuno pazienza.
Hai la necessità di sederti ma questo è impossibile, centinaia di funghetti stanno aspettando soltanto questo, così decidi di mettere alla prova i quadricipiti femorali rimanendo in sospensione a gambe flesse.
Dopo pochi secondi non ce la fai più e ti rendi conto che in palestra avresti dovuto fare più squat e meno chiacchiere.
Con uno sforzo immane porti a termine la missione anche se ora il tuo colorito è quello di un peperone e cominci a sudare come una capra.
Esci e ti avvii verso un lavandino per lavarti le mani, oltre ad una bella rinfrescata al viso.
Rimembri con piacere l’assenza del sapone e della carta per asciugarsi così cominci a rovistare nella borsa in cerca di fazzolettini.
Ti appoggi sul lavandino ma un movimento inconsueto fa cadere la borsa a terra.

Panico.

Possibili soluzioni:
-          bruciarla,
-         lasciarla lì ed estrarne tutto il contenuto,
-          iniziare a strillare per la rabbia,
-          tutte le precedenti.

L’amata borsa in similpelle è atterrata in una specie di pozzangheretta d’acqua e fazzoletti bagnati.
Riprendendo il controllo la raccogli facendo bene caso a non toccare la parte offesa.
Ricordi di avere la bottiglietta del disinfettante gel e così ti ci lavi le mani, la faccia, le ascelle, i piedi e un po’ ne metti anche sotto la borsa.
Sai di Amuchina ed affiora un po’ di stanchezza ma senti di aver superato anche questa dura prova, così ti avvicini all’uscita.
Cammini a zig zag per evitare la parti del pavimento più bagnate, fai anche un piccolo saltello ma .. subito dopo senti una specie di “splash” dietro di te.
Un brivido freddo ti percorre, sei immobile, consapevole dell’ imponderabile, dell’immane tragedia che potrebbe essere accaduta.

Tocchi con la mano la tasca posteriore dei jeans, il telefonino non è più lì..








domenica 31 gennaio 2016

Il Collegio dei docenti

Ricordate: il “Collegio dei docenti” non si augura..

Venerdì mattino, terminata la quarta ora, scendi le scale del primo piano con aria trionfante diretto in aula docenti, con quel sorrisetto appena accennato che si traduce “ho finito le lezioni ed ho il sabato libero, buon weekend a tutti”.
Incontri qualche tuo collega facendo finta di ascoltare ciò che ti dicono riguardante rientri, disposizioni, orari e delibere ed intanto la tua mente è già proiettata sul divano del soggiorno, con la TV accesa, i popcorn e la birra pronti e la partita che sta per cominciare.

Ti soffermi scioccamente in questa stanza, non ricordando i pericoli che essa sempre nasconde e che possono manifestarsi quando meno te l’aspetti.
Un rumore sordo annuncia l’arrivo dei tacchi della vice-preside e con loro tutto il resto: tu sei proprio lì davanti e non fai in tempo a tentare una fuga dalla finestra o almeno un nascondiglio dietro la macchinetta del caffè che lei gentilmente ti chiede di fare una supplenza.

«Chi ha l’ora a disposizione? Lei Professore?»  gracidando e guardandoti fisso come una civetta insonne.

«Ho terminato ora il mio orario, stavo andando»  rispondi ingenuamente.

(e qui commetti un grande errore, infatti il “Manuale dell’insegnante modello” consiglia a queste domande di rispondere sempre aggiungendo una motivazione forte, come quella di un appuntamento dal dentista, all’ospedale per il genitore malato o dover accompagnare il figlio a qualche recita)

«Mi faccia un piacere Professore, questa supplenza in 4°P, per non lasciare la classe scoperta»  insiste lei sicura che avresti capitolato.

Felice come quando al mare ti si è infilata una medusa nel costume ripercorri le malefiche scale, per riscendere dopo una bella oretta trascorsa in compagnia di simpaticissimi alunni.
Stavolta rientri in sala insegnanti con uno scatto alla Usain Bolt, soltanto per prendere il giubbetto, ma il tuo sguardo cade sul magico libro delle comunicazioni e leggi “Convocazione straordinaria Collegio dei docenti” venerdì 29 gennaio, dalle 14 alle 18.

Vorresti urlare il tuo disappunto dentro un contenitore stagno, alla Fantozzi, per poi liberarlo sulle cime dei Monti Sibillini, ma rischieresti un crollo colposo, così desisti e mestamente ti avvii verso la magione.

Sono le 13,55 e tu arrivi trafelato, non hai fatto in tempo nemmeno a mangiare la mela cotta e noti con piacere che l’aula magna nemmeno è aperta.
Verso le 14,10 arriva l’addetto che con grande calma spalanca le porte di ingresso e pian pianino arriva il grosso degli insegnanti.
Dentro l’umidità è paragonabile a quella presente all’interno delle grotte di Frasassi e il freddo è tale da non permetterti di togliere il piumino, il riscaldamento infatti è possibile solo durante le lezioni mattutine.

Già intristito ed afflitto come dopo l’incontro con un Dissennatore o con Mr. Simpatia, cerchi ovviamente un posto nelle ultime file, che sono già in via di riempimento.
Al Collegio dei docenti le prime file rimangono spesso semivuote, mentre in fondo si riversa la massa, suggerendo velatamente un interesse non massimo nei confronti di questi incontri pomeridiani.
All’arrivo del Dirigente scolastico  (non si dice più Preside !! “Il difficilesedocet)  è uno strabordare di giornali, telefonini, riviste varie, WhatsApp e messaggini, che vengono lentamente riposti per riprendere ordine in aula.

Ogni Collegio che si rispetti inizia con la ricerca del volontario per il verbale e qui la tragedia: il Preside  (io ovviamente continuo a chiamarlo così)  chiede al microfono se c’è qualcuno che si offra  sua sponte..  il vuoto, il silenzio assoluto.
Nessuno fiata, si fa finta di cercare qualcosa in borsa, si guarda di qua e di là, ci si nasconde alla vista e si va avanti così finchè qualcuno non commette un errore ed incrocia gli occhi infuocati del Preside, che lo chiama gentilmente al banco per quelle 4 orette si scrittura.

Il secondo passo è la lettura del verbale della seduta precedente: circa mezz’ora di una voce metallica monocorde che ti ronza nelle orecchie recitando l’inutilità, il nulla assoluto.

«Letto il verbale passiamo al primo dei 15 punti da esaminare»  parole che fanno sobbalzare metà della platea che si era intorpidita, appesantita dal processo digestivo in corso.

«Ora passiamo al comitato di auto-valutazione, ai bilanci delle competenze ed alle funzioni strumentali»  ti giri verso i colleghi più cari e leggi l’oblio nei loro occhi, sguardi persi nel vuoto cosmico e ti chiedi di che cosa stia parlando quel signore con il microfono e soprattutto se stia parlando in italiano.

E così in un oceano di parole, discorsi, commenti, interruzioni e votazioni passano le ore e tu ti chiedi semplicemente.. perché.

«Siamo arrivati ai due giorni di vacanza da inserire nel calendario scolastico, che date sceglie il Collegio?» 

.. e qui il tripudio:  giornali che si chiudono, telefonini che vengono gettati in borsa, liste della spesa bruscamente interrotte, visi che si rianimano, la platea si infervora come non succede nemmeno al bar dello sport durante la finale di coppa del mondo di calcio.
Si litiga un quartarello tra due gruppi, chi vuole accorpare al 25 aprile e chi gradisce i giorni di Carnevale, alla fine al grido “basta che non se vene a scuola” ci si mette tutti d’accordo.

Verso le 18,15 noti i primi segni di cedimento fra i tuoi colleghi, il livello di ossigeno nella sala è clamorosamente calato mentre il freddo e l’umidità ormai hanno cementato le articolazioni, facendoti provare strane sensazioni.
Ti colpiscono le prime allucinazioni : vedi davanti a te una campanella gigante animata che suona la fine della scuola e strilla “viva le vacanze !! “ e poi arriva il Preside in costume e ciabatte che ti dice  «Professore venga in acqua, dobbiamo fare il bagno prima del Consiglio di Istituto.. »

Alle 18,35 ti risvegli da tutti gli incubi ed ascolti l’agognata frase di chiusura: «Il Collegio è terminato, potete andare»

In 6 secondi netti sono tutti in piedi, guanti, sciarpe e giubbetti già indossati, in una mano la borsa e nell’altra il telefonino, la felicità sembra tornare nei nostri cuori, le porte si stanno per aprire per “riveder le stelle” .. quando una manina riprende a tradimento il microfono dicendo :


«Un’ultima cosa, mi ero dimenticato, sabato e domenica c’è “Scuola aperta” per i ragazzi delle medie, lascio qui sopra il foglio con il nome dei docenti che sono vivamente consigliati ed essere presenti»





venerdì 1 gennaio 2016

L'ottimismo vola !!

Volevo augurarVi un nuovo anno ricco di soddisfazioni..
pieno di emozioni e di grandi momenti..
ma poi ho capito che non posso sempre prenderVi in giro.
BUON ANNO !!