Con
il desiderio di acculturarmi, riscattando l’ultima tragica visita alle sale di
arte moderna, decido di presentarmi nel cortile interno del Museo che ospita
l’evento di questa sera.
La
location è splendida, trattasi delle sacre mura che ospitano la “sala
dell’Eneide”, visitata nel passato dal Sig. Goya e nel presente da più annoiati
e rumorosi astanti.
E’
martedì sera, abitando nelle vicinanze parto da casa soltanto 20 minuti prima,
sicuro di non fare tardi.
L’evento
culturale si dividerà in due parti : nella prima verremo messi alla prova
ascoltando la declamazione di poesie persiane, nella seconda ci sarà la “visita
sensoriale guidata”, per ammirare le nuove acquisizioni di arte moderna.
“Visita
sensoriale guidata”.. ricordate queste parole.
Io
intanto sono in cerca di un posto auto, anche in verticale o su 3 ruote, basta
che possa fermare la macchina ad una distanza umana per poi raggiungere
brevemente il Museo.
Illuso.
Trovare
un parcheggio a quest’ora lungo le mura del centro storico è facile come vedere
un adolescente senza telefonino in mano e cuffie in testa.
Superate
comunque queste piccole difficoltà iniziali mi presento all’entrata principale
e mi fermo un minuto ad osservare.
Deliziosi
punti luce illuminano sapientemente statue, pareti, balconate e colonne,
creando la giusta atmosfera di uno sfarzoso storico passato.
Intanto
tre signorine vestite tutte di nero e con una targhetta appesa sulla giacca mi
guardano malissimo, tra il serio ed il sorpreso.
Soltanto
ora mi rendo conto di avere una buona mezz’ora di ritardo e prima di entrare mi
do una controllata, come se avessi lo specchio davanti.
Sudo come una capra, complici
i 35°C , un clamoroso livello di umidità e una certa tensione che sicuramente
non aiuta.
I pantaloni neri reggono, le
scarpe, sempre nere, le ho pulite bene e la camicia grigia ancora non mostra
temibili aloni di sudore.
Entro e davanti a me si apre
il bel cortile interno, allestito per l’occasione con sedie e palco per il
poeta e il suo accompagnatore musicale.
Fortunatamente ci sono ancora
posti liberi e così mi accomodo velocemente, passando tra le persone sedute con
l’agilità di un elefante in cristalleria.
Appena seduto ricevo il
solito squillo dall’amico Mr. Simpatia, che non vuole spendere soldi al
cellulare e mi stimola a richiamarlo.
Venti persone si girano
all’istante fissandomi con il desiderio di incenerirmi ed io, rosso come un
gambero, sospetto di non aver attivato la funzione “silenzioso”.
Tornata la quiete mi accingo
finalmente ad ascoltare poetici versi, svuotando la mente da brutti pensieri.
Il tempo scorre
piacevolmente, la voce del poeta è calda e musicale ma la mia ignoranza non
permette di apprezzare appieno i contenuti e la forma delle sue parole.
Forse c’è qualcuno che sta
peggio di me, guardandomi intorno noto infatti un signore che sussurra due
parole alla probabile compagna la quale, con una smorfia di disapprovazione, si
alza e i due si allontanano definitivamente dalla scena.
Alla mia sinistra invece un
signore si è sbracato sulla sedia con
i piedi appoggiati su quella davanti e riposando gli occhi scende in una
profonda meditazione (dorme).
L’applauso finale riporta
tutti ad una perfetta coscienza e sancisce la fine della prima parte della
serata.
Non avrei mai immaginato cosa
sarebbe successo di lì a pochi minuti..
«Ora lo staff vi accompagnerà
all’interno del Museo, tra le nuove acquisizioni di arte moderna, per la
“visita sensoriale guidata”»
Qualche ospite si mostra
timoroso, forse per la stanchezza e il caldo, altri sembrano poco convinti e
quasi disturbati dall’annuncio.
Nel frattempo, sulle
balconate superiori, illuminate ad arte, cominciano a muoversi bianche figure
femminili coperte di veli.
Fa parte dello spettacolo che
sta per iniziare e sembrano una via di mezzo tra fantasmi e fate misteriose.
Siamo rimasti un gruppetto di
una ventina di persone e veniamo invitati a salire i due piani di scale che ci
faranno raggiungere le sale da visitare.
La mezzanotte è vicina.
Quando arriviamo al secondo
piano una mostruosa bolla di caldo umido ci avvolge, complice l’assenza di
finestre ed ovviamente climatizzazione.
Siamo sofferenti, c’è chi si
lamenta palesemente del caldo insopportabile e torna sui suoi passi, chi rimane
ancor più dubbioso e chi come me, che già sudava come una capra, comincia a scolare bagnando la camicia come dopo un
gavettone al mare di ferragosto.
Inizia la “visita sensoriale”
e subito intorno al gruppetto compaiono le bianche figure femminili del
terrazzo: sono ragazze seminude, pitturate di bianco, con costumi bianchi e
veli bianchi, con movenze simili a quelle di Gollum quando cerca il suo “tessoro”.
Una di queste ragazze
comincia a parlare a voce alta in spagnolo, facendo sobbalzare non poche
persone, esprimendosi in una via di mezzo tra una persona posseduta ed una
sibilla cumana mbriaca.
La gestualità è altrettanto
curiosa, movimenti lenti del corpo vagamente somiglianti a danze arabe.
Ci si sposta nelle prime
sale, il caldo è atroce e la vista quasi annebbiata.
C’è anche una accompagnatrice
“umana”, nel senso che parla italiano e si capisce abbastanza quello che dice,
inizia a spiegarci le nuove acquisizioni di arte moderna del Museo.
Che ve lo dico a fare, si
tratta di quadri, busti, “sedie” e altre robe
strane che fatico a mettere a fuoco, in tutti i sensi.
In una mezz’oretta
percorriamo tutte le sale e incontriamo altre fatine ignude, c’è chi è truccata
come nosferatu, chi striscia in terra
come un serpentello e chi si fissa a guardarti negli occhi, immobile a 5 cm di
distanza.
Noto che qualcuno si è
staccato dal gruppo, sperando in una fuga o almeno di trovare un filo di aria
fresca respirabile.
L’ultima sala è ormai vicina
ed è qui che l’esperienza si completa : dalla filo-diffusione esce un suono
rauco, continuo, leggermente modulato, ciò che dovrebbe assomigliare alle
parole di un sacro rito di civiltà passate.
I sopravvissuti, provati,
assetati e storditi, ascoltano basiti questo rutto di tre minuti e mezzo di durata, che nemmeno con 12 bottiglie
di coca-cola si riuscirebbe a fare.
Io ormai non ho più reazioni,
sto pensando alla smodata quantità di acqua che berrò e alla possibilità di
tuffarmi vestito nella fontana di piazza.
L’accompagnatrice ci ringrazia, ci saluta e noi tutti torniamo a
riveder le stelle, certi che il nostro bagaglio culturale si sia arricchito con questa mirabolante moderna avventura.
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