Ricordate: il “Collegio dei
docenti” non si augura..
Venerdì mattino, terminata
la quarta ora, scendi le scale del primo piano con aria trionfante diretto in
aula docenti, con quel sorrisetto appena accennato che si traduce “ho finito le lezioni ed ho il sabato
libero, buon weekend a tutti”.
Incontri qualche tuo collega
facendo finta di ascoltare ciò che ti dicono riguardante rientri, disposizioni,
orari e delibere ed intanto la tua mente è già proiettata sul divano del
soggiorno, con la TV accesa, i popcorn e la birra pronti e la partita che sta
per cominciare.
Ti soffermi scioccamente in
questa stanza, non ricordando i pericoli che essa sempre nasconde e che possono
manifestarsi quando meno te l’aspetti.
Un rumore sordo annuncia
l’arrivo dei tacchi della vice-preside e con loro tutto il resto: tu sei
proprio lì davanti e non fai in tempo a tentare una fuga dalla finestra o
almeno un nascondiglio dietro la macchinetta del caffè che lei gentilmente ti chiede di fare una
supplenza.
«Chi ha l’ora a disposizione?
Lei Professore?» gracidando e
guardandoti fisso come una civetta insonne.
«Ho terminato ora il mio orario,
stavo andando» rispondi ingenuamente.
(e qui commetti un grande
errore, infatti il “Manuale
dell’insegnante modello” consiglia a queste domande di rispondere sempre
aggiungendo una motivazione forte, come quella di un appuntamento dal dentista,
all’ospedale per il genitore malato o dover accompagnare il figlio a qualche
recita)
«Mi faccia un piacere
Professore, questa supplenza in 4°P, per non lasciare la classe scoperta» insiste lei sicura che avresti capitolato.
Felice come quando al mare
ti si è infilata una medusa nel costume ripercorri le malefiche scale, per
riscendere dopo una bella oretta trascorsa in compagnia di simpaticissimi alunni.
Stavolta rientri in sala
insegnanti con uno scatto alla Usain Bolt, soltanto per prendere il giubbetto,
ma il tuo sguardo cade sul magico libro
delle comunicazioni e leggi “Convocazione straordinaria Collegio dei
docenti” venerdì 29 gennaio, dalle 14 alle 18.
Vorresti urlare il tuo
disappunto dentro un contenitore stagno, alla Fantozzi, per poi liberarlo sulle cime dei Monti
Sibillini, ma rischieresti un crollo colposo, così desisti e mestamente ti
avvii verso la magione.
Sono le 13,55 e tu arrivi trafelato,
non hai fatto in tempo nemmeno a mangiare la mela cotta e noti con piacere che
l’aula magna nemmeno è aperta.
Verso le 14,10 arriva
l’addetto che con grande calma spalanca le porte di ingresso e pian pianino
arriva il grosso degli insegnanti.
Dentro l’umidità è
paragonabile a quella presente all’interno delle grotte di Frasassi e il freddo
è tale da non permetterti di togliere il piumino, il riscaldamento infatti è
possibile solo durante le lezioni mattutine.
Già intristito ed afflitto come
dopo l’incontro con un Dissennatore o
con Mr. Simpatia, cerchi ovviamente un
posto nelle ultime file, che sono già in via di riempimento.
Al Collegio dei docenti le
prime file rimangono spesso semivuote, mentre in fondo si riversa la massa,
suggerendo velatamente un interesse non
massimo nei confronti di questi incontri pomeridiani.
All’arrivo del Dirigente
scolastico (non si dice più Preside !!
“Il difficilese” docet) è uno strabordare di giornali, telefonini,
riviste varie, WhatsApp e messaggini, che vengono lentamente riposti per riprendere ordine in aula.
Ogni Collegio che si
rispetti inizia con la ricerca del volontario
per il verbale e qui la tragedia: il Preside
(io ovviamente continuo a chiamarlo così) chiede al microfono se c’è qualcuno che si
offra sua sponte.. il vuoto, il
silenzio assoluto.
Nessuno fiata, si fa finta
di cercare qualcosa in borsa, si guarda di qua e di là, ci si nasconde alla
vista e si va avanti così finchè qualcuno non commette un errore ed incrocia
gli occhi infuocati del Preside, che lo chiama gentilmente al banco per quelle 4
orette si scrittura.
Il secondo passo è la
lettura del verbale della seduta precedente: circa mezz’ora di una voce
metallica monocorde che ti ronza nelle orecchie recitando l’inutilità, il nulla
assoluto.
«Letto il verbale passiamo
al primo dei 15 punti da esaminare» parole
che fanno sobbalzare metà della platea che si era intorpidita, appesantita dal
processo digestivo in corso.
«Ora passiamo al comitato di
auto-valutazione, ai bilanci delle competenze ed alle funzioni
strumentali» ti giri verso i colleghi
più cari e leggi l’oblio nei loro occhi, sguardi persi nel vuoto cosmico e ti
chiedi di che cosa stia parlando quel signore con il microfono e soprattutto se
stia parlando in italiano.
E così in un oceano di
parole, discorsi, commenti, interruzioni e votazioni passano le ore e tu ti
chiedi semplicemente.. perché.
«Siamo arrivati ai due
giorni di vacanza da inserire nel calendario scolastico, che date sceglie il
Collegio?»
.. e qui il tripudio: giornali che si chiudono, telefonini che
vengono gettati in borsa, liste della spesa bruscamente interrotte, visi che si
rianimano, la platea si infervora come non succede nemmeno al bar dello sport
durante la finale di coppa del mondo di calcio.
Si litiga un quartarello tra
due gruppi, chi vuole accorpare al 25 aprile e chi gradisce i giorni di
Carnevale, alla fine al grido “basta che
non se vene a scuola” ci si mette tutti d’accordo.
Verso le 18,15 noti i primi
segni di cedimento fra i tuoi colleghi, il livello di ossigeno nella sala è
clamorosamente calato mentre il freddo e l’umidità ormai hanno cementato le
articolazioni, facendoti provare strane sensazioni.
Ti colpiscono le prime
allucinazioni : vedi davanti a te una campanella gigante animata che suona la
fine della scuola e strilla “viva le
vacanze !! “ e poi arriva il Preside in costume e ciabatte che ti dice «Professore venga in acqua, dobbiamo fare il
bagno prima del Consiglio di Istituto.. »
Alle 18,35 ti risvegli da tutti
gli incubi ed ascolti l’agognata frase di chiusura: «Il Collegio è terminato,
potete andare»
In 6 secondi netti sono
tutti in piedi, guanti, sciarpe e giubbetti già indossati, in una mano la borsa
e nell’altra il telefonino, la felicità sembra tornare nei nostri cuori, le porte
si stanno per aprire per “riveder le
stelle” .. quando una manina riprende a tradimento il microfono dicendo :
«Un’ultima cosa, mi ero
dimenticato, sabato e domenica c’è “Scuola aperta” per i ragazzi delle medie,
lascio qui sopra il foglio con il nome dei docenti che sono vivamente consigliati ed essere
presenti»